Dopo un apparente apprezzamento per la mossa del presidente Giorgio Napolitano di nominare dieci saggi, al fine di stilare un programma minimo per un governo di scopo, i partiti politici rialzano la testa contro quella che sembra una forzatura evidente della Costituzione da parte del Colle. Scetticismo sul buon esito dell’operazione è stato espresso dal Partito Democratico, anche se da Largo del Nazareno sostengono che sarà in ogni caso seguita la via indicata dal Quirinale. Più dure le parole del segretario del PDL, Angelino Alfano, il quale ha detto chiaramente che o i saggi riusciranno a formare un governo in dieci giorni, oppure si deve tornare al voto. “La casa brucia”, ha detto Alfano. Ancora più nette le dichiarazioni di Beppe Grillo, che dal suo blog parla di “badanti della democrazia”, a proposito della nomina dei saggi.
Il presidente Napolitano, intanto, fa trapelare il suo stupore, da un lato spiegando che i saggi non si sostituiranno né al Parlamento, né ai partiti, dall’altro ammettendo di essere stato lasciato solo in questi ultimi giorni del suo mandato dai partiti politici.
Ma il leader del centro-destra, Silvio Berlusconi, è intenzionato a evitare a tutti i costi che il prossimo inquilino del Quirinale sia nominato con i soli voti del centro-sinistra e che si tratti di un uomo di sinistra. Al contempo, non vuole rimanere imbrigliato in trattative sul governo, che ormai non sembrano portare da nessuna parte. Per questo, il Cavaliere ritiene che la soluzione più vicina possa essere quella delle elezioni anticipate a giugno, allontanando così l’ipotesi di un governissimo col PD, visto che i democratici non vorrebbero starci.