Sono parole infuocate, quelle arrivate ieri inaspettatamente dal capogruppo al Senato del Partito Democratico, Luigi Zanda, che ha definito il leader del centro-destra, Silvio Berlusconi, “ineleggibile”, in quanto azionista di maggioranza in Mediaset. Zanda, che ha chiarito di parlare a titolo personale, ha anche spiegato che il Cavaliere non potrebbe nemmeno essere nominato senatore a vita, ricevendo la risposta piccata del suo collega di partito, il dalemiano Nicola Latorre, il quale ha affermato che non spetta a Zanda decidere chi possa fare il senatore a vita o meno. Una contrapposizione, quella palesatesi ieri nel PD, che fa emergere ancora una volta le divisioni dentro al partito tra l’ala più anti-berlusconiana e insofferente a un governo con il PDL, e l’ala più dialogante con il centro-destra di Berlusconi.
La risposta del PDL non si è fatta attendere e tutta in difesa del loro leader, ovviamente. Ma il Cavaliere ha voluto rassicurare che tali attacchi non lo faranno desistere dal sostenere il governo, sebbene abbia ammesso che andando avanti così, la sinistra farà di tutto per fare cadere Letta.
Le elezioni in autunno sembrano meno improbabili di quanto si voglia fare credere. Tra stretta giudiziaria e attacchi quotidiani del PD contro il Cav, la maggioranza traballa ogni giorno di più e potrebbe sfarinarsi, nel caso in cui il PD votasse l’ordine del giorno dei grillini alla Giunta per le elezioni della Camera, per dichiarare ineleggibile Berlusconi.
Il quale, fiutata l’aria di elezioni anticipate, avrebbe già stretto un accordo con i centristi di Pierferdinando Casini e di Mario Monti, secondo il quale si andrebbe uniti al voto, ricreando quella che nel 2001 fu chiamata la Casa delle Libertà. Una mossa, quella di Berlusconi, tesa a vincere nettamente le elezioni e ad assicurarsi, forse, un posto tra Quirinale e senatore a vita.