Se in Italia esiste un caso pensioni, su cui lo stesso Governo delle larghe intese si dice intento a un accurato studio, è altrettanto vero che anche in questo campo il Sud è la regione italiana in maggiore difficoltà: i pensionati del Mezzogiorno sono troppo più poveri di quelli del Nord. Si tratta di un problema radicato nel tempo, ma i risultati resi noti in questi giorni dall’Istat dipingono una situazione molto grave: oltre la metà dei pensionati del Sud Italia riceve una pensione inferiore ai mille euro. Di questi mini-sussidi mensili molti appartengono agli assegni di tipo assistenziale, ovvero richiesti dopo aver certificato invalidità civile, particolari problemi sociali o ancora danni subiti in guerra.
Lo storico divario tra Nord e Sud sembra ampliarsi anno dopo anno, e la recessione economica non ha di certo favorito interventi efficaci da parte del Governo centrale. Si pensi solo che nel Mezzogiorno e nelle isole la percentuale dei pensionati che non ricevono più di mille euro al mese varia dal 52,3% al 52,7%, più di dieci punti di scarto con il Nord del Paese; senza considerare la sola parte nord-occidentale dell’Italia dove la percentuale addirittura non è maggiore del 35,8%. Affrontando la questione pensioni, e sulle risorse deficitarie che non permettono di prendere in mano la situazione, il presidente dell’Inps Antonio Mastropasqua ha evidenziato come un grande aiuto potrebbe derivare da una normalizzazione e valorizzazione del lavoro degli immigrati, i quali versano “più di sette miliardi di euro, su duecento, nelle tasche dell’Inps.”
Il Governo Letta sta tuttavia attualmente lavorando per risolvere un altro problema inerente le pensioni, ovvero nel tentativo di riagganciare quelle più basse al caro vita in perenne rialzo. Si tratta di un intervento che andrà in favore dei pensionati in maggiore difficoltà, saranno coinvolti tutti coloro che non ricevono mensilmente un reddito maggiore di tremila euro. Gioco forza saranno coinvolti anche i pensionati del Mezzogiorno.