Decreto Milleproroghe: cosa cambia nel sistema pensionistico?
Con il varo del nuovo decreto Milleproroghe sta per arrivare, altresì, l’ennesimo ritocco alle aliquote contributive pensionistiche per coloro che svolgono la professione autonoma.
Con il varo del nuovo decreto Milleproroghe sta per arrivare, altresì, l’ennesimo ritocco alle aliquote contributive pensionistiche per coloro che svolgono la professione autonoma.
Il 2012 appena ci accoglierà con i noti e diversi aumenti di cui tanto si é parlato negli ultimi giorni, dalle bollette di luce e gas, alla benzina e alle autostrade, ma non sono solo queste le uniche novità che questo anno porta con sé.
La riforma delle pensioni voluta dal nuovo governo Monti in realtà nel Paese è già cominciata, come attestano i dati diffusi dall’Inps e relativi al 2011. Grazie al metodo delle ‘finestre’ infatti da gennaio a novembre le pensioni di vecchiaia e anzianità liquidate sono state 224.856, cifra inferiore di 94mila unità rispetto allo stesso periodo 2010 (-29,5%).
Oramai ci siamo, la tanto discussa Manovra Monti sta per essere varata tra i timori dei cittadini e le aspettative di banche, economisti ed organi europei. Numerose le novità introdotte, ed alcune di queste fanno veramente paura, soprattutto quelle attinendi al nuovo sistema pensionistico statale.
A quanto pare la riforma sulle pensioni potrebbe perfino intaccare le aliquote contributive allo scopo di creare una maggiore compattezza tra le varie categorie professionali. Un clima di certo poco sereno questo per i lavoratori di oggi mossi oramai sempre di più dalla paura che il varo della nuova Manovra Monti possa, in un modo o nell’altro, complicare ulteriormente la propria posizione economica.
La ‘Giornata mondiale per il Risparmio’ è servita in Italia soprattutto per fare il punto sulle tasche degli italiani. Ancora una volta il risultato è sconfortante: almeno sei italiani su dieci ammettono di aver ridotto di molto negli ultimi anni la loro capacità di mettere da parte soldi a fine mese e soprattutto solo un terzo degli italiani riesce effettivamente a farlo.
Andare in pensione a 67 anni? Per ora è un’ipotesi, quella sulla quale il governo rischia seriamente di spaccarsi. Ma al di là delle diverse posizioni anche all’interno della maggioranza, è una riforma che negli altri Paesi europei è già in programma o sta per essere calendarizzata da qui ai prossimi anni.
Con l’avvento dei computer e di internet a banda larga, ormai alla portata di tutti, sempre più servizi vengono digitalizzati, in questo modo è possibile migliorare le tempistiche dei servizi e tagliare spese di ufficio, risparmiando su carte e documenti. Il processo di digitalizzazione coinvolgerà presto anche le pensioni INPS.
Paradossi di un’economia che fatica a trovare una chiave di volta per uscire dalla crisi: in Italia nei primi otto mesi di quest’anno c’è stato un netto calo nella richiesta di nuovi assegni per le pensioni, ma soprattutto se non fosse per i lavoratori precari uniti ai dipendenti i conti dell’Inps sarebbero profondamente in rosso.
Presto in arrivo per i pensionati di tutta Italia una nuova mini-stangata che a quanto pare, però, colpirà solo gli anziani che percepiscono pensioni ad alto reddito. Un passaggio obbligatorio, questo, secondo quanto sancito dalla nuova manovra finanziaria 2011 varata meno di un mese fa e densa di novità (non tutte pienamente gradite) sul piano economico e politico.
Forse non è la versione definitiva ma ci andrà molto vicino. Le ultime modifiche alla manovra economica voluta dal governo sono state strutturali ma non hanno modificato il saldo finale dei conti: nessun aumento dell’Iva e nemmeno l’introduzione della patrimoniale sugli evasori, così come non ci saranno contributo di solidarietà e cancellazione dei piccoli comuni.
La data limite è giovedì, ultimo giorno di giugno. Sarà allora che il governo varerà la nuova manovra fiscale che punta a centrare il bilancio nel pareggio entro la fine del 2014, come espressamente dichiarato dal premier Berlusconi e come soprattutto richiedono gli impegni presi con la Comunità Europea e con i mercati mondiali.
Essere anziani oggi, non è cosa facile! Le pensioni sono sempre più magre e gli sforzi per arrivare a fine mese diventano sempre più massicci, in alcuni casi simili a veri e propri salti mortali.
Poco più della metà degli italiani che percepiscono la pensione non prendono più di 500 euro al mese. La quota corrisponde al 50,8% degli italiani per quello che è emerso dal rapporto annuale diffuso dall’Inps. E se allarghiamo il raggio a quelli che arrivano a 1.000 euro lordi mensili la percentuale è praticamente di quattro italiani su cinque (precisamente il 79%).