Il “Porcellum”, ossia la legge elettorale approvata alla fine del 2005 ed entrata in vigore per la prima volta con le elezioni politiche del 2006, potrebbe essere oggi cancellato dalla sentenza della Corte Costituzionale. I giudici ermellini, infatti, potrebbero dichiarare incostituzionale il Porcellum, anche se le ipotesi sono diverse. Una delle quali consiste nella non ammissibilità del ricorso, presentato da un privato cittadino, per assenza di interesse specifico. Tuttavia, lo scenario più temuto dal Parlamento riguarda la possibile dichiarazione di incostituzionalità del premio di maggioranza alla Camera dei Deputati, in quanto non legato al raggiungimento di alcuna soglia percentuale da parte del partito o della coalizione vincente.
Che cosa accadrebbe, se la Consulta dichiarasse incostituzionale il Porcellum proprio con riferimento al premio di maggioranza? Che i 148 deputati del centro-sinistra, entrati in Parlamento solo in quanto il loro partito (PD e Sel) aveva vinto per un soffio tale premio, rischiano di essere dichiarati decaduti. In tale caso, i seggi sarebbero ripartiti tra i vari partiti in Parlamento, sulla base dei voti ottenuti alle elezioni politiche di febbraio.
Il centro-destra si ritroverebbe ad avere solo 2 seggi in meno del centro-sinistra, mentre il Movimento 5 Stelle guadagnerebbe di gran lunga molti più seggi, addirittura, diventando il primo gruppo alla Camera per deputati.
L’ipotesi non è remota, anche se c’è da scommettere che una siffatta decisione porterebbe alla fine anticipata della legislatura, magari dopo che il Parlamento avrà formalmente abrogato il Porcellum e dato vita a una nuova legge elettorale.
Infine, la Consulta potrebbe dichiarare il nostro sistema di voto incostituzionale (anche) in altre parti, ad esempio, cassando i listini bloccati. In quel caso, l’unico modo per sanare il vizio sarebbe il ritorno immediato alle urne.