L’assemblea di sabato del PD non ha esitato un bel nulla. Al momento del voto, è mancato il numero legale. A farlo saltare ci hanno pensato i bindiani e i veltroniani, contrari all’ipotesi di abrogare l’automatismo per cui il segretario del PD non è anche il candidato premier del partito. Su tutte le furie Renzi, anche se gli si fa notare dalle parti dell’ex segretario Bersani che queste regole così come sono sarebbero più favorevoli per lui, visto che, ad esempio, il premier Enrico Letta non potrebbe correre per la premiership. Ma la lite prosegue su tutti i fronti e le correnti sono già ai grandi coltelli.
Ieri, dagli studi di La7, a Omnibus, il sindaco di Firenze ha attaccato il partito a testa bassa, parlando di dirigenza rancorosa e chiarendo di non volere fare la fine di Prodi.
Finora, i candidati per la segreteria sono quattro: Renzi, Gianni Cuperlo, Pippo Civati e Pittella. Ma manca un nome forte da contrapporre al sindaco, tanto che si vocifera che negli ambienti lettiani si starebbe pensando al direttore del TG3, Laura Berlinguer. Avrebbe la possibilità, infatti, di compattare il voto a sinistra attorno al suo nome e la potenzialità per battere Renzi alle primarie per la segreteria del PD.
Non fa mistero nemmeno Massimo D’Alema che il partito sia alla ricerca di un altro volto alternativo a Renzi: oggi è forte, ma domani? E’ quanto si chiede polemicamente l’ex premier, mentre già il sindaco di Firenze vorrebbe mettere in soffitta anche l’assemblea, a suo avviso non legittimata, perché rappresenterebbe le vecchie correnti. Scontro di tutti contro tutti in casa PD. E cosa accadrebbe se si rivotasse in primavera? Potrebbe il partito sostenere il peso di nuove primarie per la premiership, quando solo qualche mese prima ci sono state quelle per la segreteria?