Domenica prossima 21 giugno, e lunedì 22, si vota in tutta Italia per il referendum elettorale oltre che in molti comuni e province per i ballottaggi. Per partecipare al voto anche per il referendum, i cittadini devono presentarsi presso il seggio di appartenenza con la tessera elettorale e con un documento di riconoscimento in corso di validità.
Se i cittadini seguiranno l’orientamento dei partiti politici, è elevato allo stato attuale il rischio che il referendum porti ad un “nulla di fatto”; per essere valido, infatti, al referendum del 21 e 22 giugno dovranno votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto. Ma per cosa si vota?
Ebbene, gli italiani sono chiamati ad esprimersi su tre quesiti distinti in tre diverse schede di diverso colore. Con due schede, rispettivamente per la Camera dei Deputati, e per il Senato della Repubblica, i cittadini saranno chiamati, esprimendo un “SI’”, ad abrogare la possibilità che le liste si uniscano in alleanze elettorali e che poi in virtù di tale unione venga assegnato il premio di maggioranza. Con la vittoria del “SI’”, quindi, il premio di maggioranza andrebbe solo ed esclusivamente alla lista che ha ottenuto più voti e non alle coalizioni che non sarebbero più possibili.
Con l’altra scheda, invece, gli italiani saranno chiamati, se votano “SI’”, all’abrogazione del “fenomeno” delle candidature multiple; trattasi, secondo quanto mette in risalto il Comitato promotore del referendum, di una pratica di cui i partiti abusano come vero e proprio “sistema acchiappa-voti” attraverso la presentazione dei leader in tutte le circoscrizioni.
Con il “SI’”, quindi, la candidatura multipla scomparirebbe, mentre votando “NO” si lascerebbe tutto come prima. Allo stesso modo, votando “NO” sui quesiti presenti nelle altre due schede si lascerebbe tutto come prima lasciando spazio ai partiti, specie quelli più piccoli, di creare liste congiunte per superare gli sbarramenti.
Fonte: Vostrisoldi.it