Dalla Festa del PD a Genova, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, lancia la sua candidatura per la segreteria del partito. Lo fa conquistando la platea, rassicurando che in caso di vittoria, le correnti dentro al PD scompariranno. Ma Renzi sprona la sinistra a compiacersi di meno e a vincere di più, rigettando l’accusa di avere prima strizzato l’occhio a Berlusconi e poi di essersi trasformato in un antiberlusconiano: “è lui che è stato condannato in via definitiva”. Ma ribadisce che non disdegna i voti del centro-destra, necessari per vincere.
Ma Renzi ne ha anche per il governo e il suo partito, quando afferma che sulla questione dell’IMU ha vinto il centro-destra e che il PD ha sinora realizzato l’unica promessa elettorale di Berlusconi. Adesso, spiega, è necessario che i democratici portino avanti le loro idee e indica nell’abrogazione della Bossi-Fini uno dei suoi cavalli di battaglia. Un terreno, quello della cittadinanza e dell’immigrazione, di forte scontro con tutto il centro-destra e che il sindaco fiorentino vorrebbe utilizzare come leva per arrivare allo show-down del governo Letta.
E il segretario Guglielmo Epifani non si scompone e mette subito in chiaro che se il PDL volesse staccare la spina all’esecutivo, allora sarebbe opportuno ricercare equilibri differenti. Un messaggio, quello di Epifani, volto più a mettere in guardia Renzi che il solito PDL, in quanto gli lascia presagire l’inutilità delle eventuali mosse per fare cadere il governo, visto che tutti sanno che egli scalpiti per tornare subito al voto e intestarsi la battaglia elettorale. Quanto sulla segreteria, Epifani rimanda all’assemblea del 20-21 settembre la decisione sui tempi. Un’apertura e una puntualizzazione al sindaco fiorentino, che aveva lamentato l’assenza di regole e tempi certi per la corsa alla segreteria del PD.