Nel giorno dell’incoronazione ufficiale a segretario del PD, Matteo Renzi si gode la platea del partito, che è tutta per lui ad applaudirlo. E inveisce durissimamente nei toni e nella sostanza contro Beppe Grillo, gridando dal palco che se non da una mano a fare le riforme, partendo dalla cancellazione del Porcellum, attuando quanto ha promesso in campagna elettorale, è un buffone. E gli propone un accordo: noi rinunciamo ai rimborsi elettorali e tu fai le riforme.
Potenzialmente, sono affermazioni boomerang per il neo-segretario democratico, perché come gli fanno notare subito i gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, i rimborsi vanno restituiti ai cittadini a prescindere, non sono certo una merce di scambio. Proprio Grillo aveva attaccato prima il PD e il governo, che avevano annunciato la fine del finanziamento pubblico ai partiti, sostenendo che farebbero bene a rinunciare agli oltre 40 milioni di euro dei rimborsi, così come ha fatto anche il Movimento.
Ma un altro fronte polemico si è aperto tra Matteo Renzi e gli alleati del Nuovo Centro-Destra, dopo che il sindaco fiorentino ha parlato di un patto alla tedesca che chiederà al premier Enrico Letta di stipulare per 15 mesi, fino alla primavera del 2015.
“Uniti non ci batte nessuno”, ha affermato dallo stesso palco ieri il presidente del consiglio, ma subito sono esplose le reazioni del partito di Angelino Alfano, che non ha affatto apprezzato le aperture di Renzi su ius soli e nozze gay. Il ministro dell’Interno ha risposto alle parole di Renzi dalla trasmissione “In mezz’ora”, affermando che il sindaco sarebbe un uomo di sinistra a capo di un partito di sinistra e il suo NCD ha chiarito che l’unico interlocutore per il governo resta il premier Letta.