Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, dalla manifestazione della Leopolda rassicura gli elettori del PD: “se vinco, mai più larghe intese e inciuci. Siamo i garanti del bipolarismo”. Parole nette quelle di Renzi, che ha subito voluto precisare che dire questo non significa, però, essere contro il governo Letta. Ma di fatto, l’invettiva contro le larghe intese e la loro definizione come “inciuci” è una sottolineatura precisa del suo prendere le distanze dall’attuale panorama politica. Sempre Renzi aveva attaccato il premier Letta, sabato, sostenendo che il presidente del consiglio userebbe il cacciavite per risolvere le situazioni, mentre lui (Renzi) vorrebbe fare la rivoluzione.
La presa di distanza di Renzi dal governo Letta sembra ricalcare esattamente i passi compiuti da Walter Veltroni nel 2007, quando diventando segretario del PD, con le sue affermazioni contro l’allora – come adesso – maggioranza litigiosa (“ci presenteremo da soli”), aveva nei fatti determinato la fine dell’esperienza del governo Prodi.
Dall’altra parte c’è gran fermento. Dopo il ritorno a Forza Italia, l’ex premier Silvio Berlusconi guarda alle future tappe per emarginare il suo ex delfino Angelino Alfano e le cosiddette “colombe” del PDL. L’ipotesi sempre più accreditata e rilanciata oggi dal Giornale della famiglia Berlusconi sarebbe di un lancio della candidatura della figlia Marina, per cercare di unire il centro-destra sotto una leadership forte e possibilmente che rimandi direttamente al nome del Cavaliere. Il quale, però, dovrà affrontare tra due-tre settimane le forche caudine del voto al Senato sulla sua decadenza. Se qualche apertura si ha tra i centristi di Casini e Mauro, il timore è che proprio le “colombe” potrebbero impallinarlo nel segreto del voto, in modo da sbarazzarsi della sua presenza ingombrante.