Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha minacciato le dimissioni, qualora dalla maggioranza arrivassero segnali negativi sulla volontà del governo di aumentare l’IVA dal mese di ottobre. Lo ha affermato lo stesso ministro, durante un incontro a Chianciano con l’Anfi, l’associazione della Guardia di Finanza. Saccomanni ha messo in guardia i partiti (PDL) dall’essere contrari all’aumento dell’IVA, sostenendo che non ci sarebbero alternative a questa strada, anche perché non si tratterebbe solo di trovare un miliardo entro la fine dell’anno, bensì di rendere la misura strutturale, rendendosi necessari 4,2 miliardi di euro dal 2014. E sarebbe una fatica inutile, che il ministro ha annunciato di non essere disposto a fare, se tanto c’è la sensazione che si andrà alle elezioni agli inizi del 2014, annullando i benefici della politica del governo, con lo spread che potrebbe risalire.
Ma dal PDL la risposta non si è fatta attendere. “Saccomanni faccia il ministro tecnico e non il politico. Non si sostituisca al premier Letta e alla maggioranza”, ha dichiarato Renato Brunetta, il quale ha invitato il ministro a prendere in considerazione le sette proposte che il suo partito gli ha già presentato per evitare l’aumento dell’IVA.
Tiepida la difesa del PD, il quale ha ribadito la fiducia nel ministro Saccomanni, ma lo ha invitato allo stesso tempo a perseguire qualsiasi strada all’insegna dell’equità, specie in questa fase.
Il premier Letta gli ha mostrato solidarietà e ha invitato i partiti a smettere di fare pressioni sull’esecutivo con minacce continue. La strada sembra stretta e Saccomanni ha a disposizione solo meno di una settimana per chiarire le sue intenzioni sull’IVA.