E’ scontro tra PD e PDL sul voto palese in Aula al Senato sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Stando al regolamento, infatti, il voto avviene a scrutinio segreto, per assicurare piena libertà di coscienza a ciascun senatore su una decisione molto delicata, qual’è quella di escludere o meno da Palazzo Madama uno dei componenti. Tuttavia, il timore dei democratici è che alcuni dei propri uomini possano votare contro la decadenza, anche per un fatto di calcolo personale, ad esempio, coloro che rischiano di non essere più ricandidati dal partito. Ma l’incubo del PD si chiama Movimento 5 Stelle. Si vocifera che per puro calcolo, paradossalmente alcuni senatori grillini potrebbero essere spinti a “salvare” Berlusconi nel segreto dell’urna, salvo successivamente addossare la responsabilità del salvataggio proprio al PD. E nella turbolenta storia politica italiana, c’è un precedente clamoroso. Risale al 1992, quando la Camera fu chiamata a votare per dare il via libera o meno all’arresto di Bettino Craxi, allora segretario del PSI. Proprio i suoi più accaniti avversari, Lega Nord e Movimento Sociale, lo salvarono, per creare un clima di antagonismo contro DC e PSI e capitalizzando alle urne il successo elettorale.
Il capogruppo del PDL al Senato, Renato Schifani, si dice contrario al voto palese, perché ad oggi non sarebbe previsto dai regolamenti e si augura che vengano rispettate le regole. L’alleato Roberto Maroni, al contrario, auspica che il voto sia palese, affinché ciascun partito si assuma le proprie responsabilità dinnanzi al paese. Il Carroccio voterà contro la decadenza. E se anche dal M5S si invoca il voto palese, un’apertura è arrivata anche da Nicola Latorre (PD), il quale sostiene che il suo partito non avrebbe nulla da temere, in quanto unito.
