L’alto valore dello spread alimentare italiano è l’ennesima testimonianze della situazione precaria del nostro Paese, in Italia la spesa è molto più cara rispetto alla media dell’Unione Europea, con una percentuale del +11%. A lanciare l’allarme è ancora una volta la Coldiretti, che mette in evidenza come a pesare più sul portafoglio siano i beni di prima necessità come il pane, la carne, le uova e i latticini. Soltanto gli alcolici e i tabacchi rientrano nella media europea, prodotti comunque non utili per il benessere familiare.
Lo spread italiano sulla carne e la pasta, come sul resto dei beni di prima necessità, non è il più alto d’Europa ma continuerà ad aumentare nel caso il Governo continui la fase di austerità, le notizie provenienti dal fronte Iva non sono infatti confortanti. A ogni modo una situazione peggiore della nostra si registra in Danimarca, che registra un +43% sulla media europea, mentre situazione diametralmente opposta troviamo in Polonia, isola felice dei prezzi con un -39%. Attenzione però alla lettura sterile di questi dati, è necessario contestualizzare la globale situazione economica dei vari Paesi e quella italiana non è affatto soddisfacente.
Sulla questione spread, dalla Coldiretti arrivano dichiarazioni nette “Una condizione che riflette fattori che vanno dalla situazione economica generale dei Paesi alle abitudini a tavola, ma che dipende anche dalle caratteristiche del sistema agroalimentare delle diverse realtà. L’Italia è costretta a importare oltre il 25% del proprio fabbisogno alimentare per colpa di un modello si sviluppo industriale sbagliato che ha tagliato il 15% delle campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata.” A dimostrazione di come la cementificazione inarrestata e un modello sbagliato si sviluppo a tutti costi, portino non solo alla distruzione delle bellezze naturali, polmoni d’Italia, ma anche alla stessa compromissione dell’economia del Paese e al conseguente innalzamento dello spread alimentare.