Duro colpo per il leader di Sel, Nichi Vendola, costretto a ingoiare il boccone amaro delle dichiarazioni di Pierluigi Bersani da Berlino, per le quali il PD sarebbe disponibilissimo a un’alleanza con il centro di Mario Monti, subito dopo il voto. Vendola si sente nell’angolo, intuisce che l’intesa tra il Prof e il segretario del PD lo indebolisce e rischia di sviare il voto dell’elettorato di sinistra verso il partito di Ingroia, fuori dalla coalizione. Insomma, Bersani avrebbe reso il voto a Sel inutile, in quanto in ogni caso ha fatto capire che sarà alleato di Monti. Il quale ha confermato la sua disponibilità a collaborare con il PD, ma a patto che ci siano dentro il governo solo partiti riformisti. In altri termini, Vendola rischia di fare vincere il centro-sinistra, salvo poi essere escluso dal governo o rientrarci, ma senza contare granché.
Per questo, Vendola spera che la vittoria del centro-sinistra ci sia e sia piena, in modo da rendere la coalizione quanto più autonoma possibile dalle influenze di Monti sulle riforme economiche.
Ma i sondaggi iniziano a preoccupare il PD e Sel. Da un lato, Berlusconi rimonta nei consensi, anche se non c’è accordo sulla distanza che separa ancora il centro-sinistra dal centro-destra. Dall’altro, c’è l’incognita Grillo. Il Movimento 5 Stelle sarebbe dato almeno al 14-15%, ma si vocifera che potrebbe ambire anche al 20%.
In questo caso, lo scenario al Senato potrebbe essere profondamente diverso dalle previsioni, anche se non è semplice fare calcoli su base regionale. Beppe Grillo, infatti, potrebbe ottenere un quantitativo sufficiente di senatori, per impedire al PD di avere la maggioranza. E anche sommando i voti dei centristi, il centro-sinistra si potrebbe ritrovare con una maggioranza meno solida di quanto sperato, in balia delle diverse anime dell’eterogenea alleanza con Casini, Fini, Monti e Vendola.
Intanto, ieri da Mentana, il leader del centro-destra, Silvio Berlusconi, ha confermato che se non sarà in grado di togliere l’IMU sulle prime case sin da subito non si chiamerà Silvio Berlusconi, ha ironizzato. La battaglia sulle tasse è l’asso nella manica del Cav e di tutta la coalizione da lu guidata.