La seconda casa è al centro del dibattito politico italiano in virtù della questione Imu, a breve è stato ipotizzato un incremento dell’imposta pari al 140%. Questo dimostra come tanto i cittadini, quanto il governo, sottovalutino l’importanza strategica che il secondo immobile di proprietà può avere per la stessa economia del Paese. Uno studio Halldis ha dimostrato come, a causa delle abitazioni non date in affitto, si registri una perdita di 10 mila euro l’anno per famiglia.
L’Halldis è una società di Windows on Europe, i risultati pubblicati sono in sintonia con i dati in possesso dall’Istat, dall’Agenzia del Territorio e da Enel Energia. In Italia ci sono 3,5 milioni di case sfitte, si tratta di una miniera d’oro non sfruttata a causa delle abitudini radicate nel tempo: la seconda casa è ad uso esclusivo del padrone. Se si riuscisse a cambiare questa tendenza, si andrebbe a generare un fatturato dal settore extra alberghiero pari a 16 miliardi di euro. Non è un caso che l’Italia sia, anche in questo campo, il fanalino di coda dell’Unione Europea: non ci sono solo le tradizioni a remare contro un potenziale guadagno, ma anche e soprattutto un’inesistente azione coordinata a livello statale.
Le persone, a cui piacerebbe investire sulla seconda casa, spesso sono impossibilitate a farlo a causa della pressione fiscale troppo soffocante, o della mancanza di strutture di supporto per l’affitto. Alberto Melgrati, amministratore delegato di Halldis, evidenzia come “In Austria, Svizzera, ma anche in Alto Adige è normale invece che tutte le case siano ben utilizzate per il turismo. C’è infatti un sistema dove un attore importante aiuta i proprietari a mettere gli appartamenti online e farli cedere. E sono affermati operatori specializzati che supportano nel rendere l’appartamento affittabile, promuoverlo, gestirlo in loco. Spesso da noi il proprietario non l’affitta perché vive altrove e non se ne può occupare.”