Soltanto pochi giorni fa la Camera ha votato all’unanimità la proposta di fermare la produzione delle monete da 1 e da 2 centesimi. Si tratta di una mozione portata in parlamento dal deputato di Sel Sergio Boccadruti, che ha giudicato scandaloso il costo di produzione delle monetine che supera vistosamente il loro effettivo valore. L’esempio illustre a cui Boccadruti ha fatto riferimento è quello di Olanda e Finlandia, i Paesi dell’Unione Europea che hanno già ritirato dal commercio le monete da 1 e da 2 centesimi, giudicate inutili e obsolete. In Italia si è sulla buona strada, ma sarà l’attuale Governo a valutare l’impatto di natura inflazionale di una simile manovra.
Boccadruti non è uno sprovveduto e alle varie obbiezioni sa bene come rispondere: “Alcuni dicono che ci sarebbero degli effetti sull’inflazione. Nei paesi in cui è stato fatto, Finlandia e Paesi Bassi, non c’è stato nessuno effetto sull’inflazione. Di fatto è come camminare con in tasca una moneta di 20 o 40 lire: cosa che non facevamo neanche quando c’era la Lira.” Per il deputato di Sinistra Ecologia e Libertà esistono soltanto effetti positivi da una tale e radicale azione finanziaria, dal momento che si andrebbero a recuperare 30 milioni di euro l’anno da investire invece per migliorare le strade o intervenire sugli asili pubblici.
Sergio Boccadruti non ha affatto tutti i torti, le monete da 1 e da 2 centesimi si utilizzano molto raramente e non sono riconosciute neanche dai distributori automatici. Di contro, una singola moneta da 1 centesimo ha un costo di produzione di 4,5 centesimi, mentre una moneta da 2 centesimi arriva a costare 5,2 centesimi. Senza contare che il 70% delle monetine viene ogni anno smarrito, costringendo la Zecca ad avviare nuove produzioni: una vera e propria macchina per sprecare denaro pubblico.