Inizia oggi nell’Aula di Montecitorio la discussione sul disegno di legge delega al governo in materia di federalismo fiscale. Il provvedimento, gia’ approvato dal Senato con l’astensione del Pd e il voto contrario di Udc e Idv, e’ uno dei punti piu’ importanti contenuti nel programma della maggioranza per l’attuale legislatura. Lo ha ricordato Umberto Bossi, ministro per le Riforme, nel colloquio che ha avuto con Berlusconi venerdi’ scorso a Palazzo Chigi.
L’incontro tra il leader della Lega e il premier aveva all’ordine del giorno la scadenza delle prossime elezioni amministrative di giugno, ma Bossi ci ha tenuto a precisare che gli accordi tra Carroccio e Pdl si ufficializzeranno dopo il semaforo verde che verra’ dato dalla Camera al federalismo fiscale.
‘Mi fido di Berlusconi e so che terra’ fede agli impegni’, ha detto Bossi riguardo al federalismo fiscale confermando che dei casi piu’ controversi sui candidati alle amministrative (Provincia di Milano, Brescia, Torino, Piacenza, Pordenone, Udine Treviso e Rovigo) si discutera’ in ogni caso dopo il congresso fondativo del Pdl fissato per il 27 marzo.
Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa, ha intanto annunciato un nuovo emendamento per attuare il federalismo fiscale nelle Regioni autonome: ‘Sono disponibile per tutte le regioni autonome ad eccezione dell’Alto Adige, perche’ purtroppo significherebbe tradurlo in un’ulteriore penalizzazione dell’etnia italiana’.
L’Udc conferma la sua opposizione. ‘No al federalismo senza cifre, come quello che ci viene proposto. E’ uno spot per la Lega che non votiamo. Questo federalismo penalizza il Mezzogiorno, il nord e l’Italia’, ribadisce Pier Ferdinando Casini.
Si da’ invece per scontata la conferma del voto di astensione da parte del Pd i cui emendamenti al disegno di legge della maggioranza sono stati quasi tutti accettati. Ma c’e’ anche chi, come Francesco Boccia, deputato democratico della Commissione Bilancio della Camera, propone al Pd di votare a favore tenendo conto dei miglioramenti apportati al testo (soprattutto sulle garanzie per il sud e sulla qualita’ dei servizi assicurata a tutte le Regioni).
Al dialogo con il Pd ci tiene soprattutto la Lega. Un voto contrario del partito di Dario Franceschini aprirebbe infatti la strada a un possibile referendum costituzionale con il rischio di vanificare, come accadde nel 2006 con l’esito referendario sulla devolution, il lavoro svolto dal Parlamento. Anche se ci vorranno diciotto mesi per i decreti attuativi, il Carroccio vuole che la riforma abbia il consenso piu’ largo delle Camere.
Il Pd, a sua volta, in grave difficolta’ elettorale in molte regioni del nord, non vuole condurre una politica di contrasto al federalismo fiscale che trova il consenso di molti dirigenti locali del partito e dello stesso elettorato del centrosinistra. Non e’ escluso che l’astensione al Senato possa trasformarsi percio’ in voto favorevole alla Camera, nonostante questa scelta possa creare qualche problema nei rapporti tra Pd e Udc.
Fonte: Confesercenti.it