Il mercato automobilistico è in crisi nera

Il 2012 è appena passato e ancora si continuano a tirare mestamente i conti. I dati che scaturiscono dall’analisi del commercio automobilistico evidenziano una crisi nera che non ha paragoni con il passato. Per l’ennesima volta l’Italia è il fanalino di coda dell’Unione Europea, mentre in Francia e in Spagna il calo non supera il -14%, nel nostro Paese sfiora il -20%.

A causare un così drastico crollo delle vendite di automobili nuove, ma i risultati non sono molto più generosi nel caso dell’usato, non è soltanto la crisi che ha svuotato le tasche degli italiani, ma anche gli elevati e sempre in crescita costi di manutenzione dell’auto che vanno di pari passo all’assidua pressione fiscale. La spesa per la gestione dell’auto è aumentata del 4,5% soltanto nell’ultimo anno, la cifra esorbitante raggiunta è quella di 3.425 euro per mezzo.

Dati alla mano, il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, ha provveduto a rilasciare una dichiarazione ufficiale sconfortata quanto avvelenata “L’attuale drammatico crollo delle immatricolazioni che si è registrato nel 2012 è conseguenza diretta della folle corsa dei costi per l’auto ed in particolare della pressione fiscale che è aumentata fino a sfiorare i 60 miliardi di euro, più che raddoppiando rispetto a solo venti anni fa. Sommando questo a tutti i costi di gestione per l’auto si capisce perché, come ha evidenziato l’ultimo rapporto ACI- CENSIS, oltre il 52% degli italiani dichiari che non cambierà l’auto nei prossimi tre anni. L’alleggerimento del carico fiscale per l’auto dovrebbe essere una delle prime voci dell’agenda politica di qualsiasi candidato alle prossime elezioni politiche perché l’intero comparto è allo stremo delle forze.

Il Rapporto ACI-CENSIS ha sottolineato la gravità del problema paragonando le cifre di oggi con quelle del passato. Nel 1990 gli automobilisti italiani dovevano pagare un ammontare totale di tasse, legate al possesso della macchina, pari a 28.500 miliardi di euro, oggi invece si sono raggiunti i 60 miliardi. La pressione fiscale è più che raddoppiata in vent’anni e questo non è altro che l’ennesimo esempio dell’aumento del costo della vita. La prospettiva si fa ancora più nera se si parla del prezzo della benzina, il costo non smette mai di lievitare tanto che negli ultimi due anni la spesa per un pieno ha conosciuto un incremento del 25%.

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