Quello dei costi della politica italiana è un tema sempre attuale. Ebbene, sono venuti meno alcuni (previsti) tagli alla spesa politica nostrana: ad esempio, non verrà applicato alle città con più di un milione di abitanti la diminuzione del 20% del numero dei consiglieri comunali.
Pertanto città come Roma e Milano non dovranno ridurre da 60 a 48 componenti i loro consigli comunali e dunque potranno avere fino a 15 assessori. Da parte di Confindustria è stata condannata la decisione del governo di rimuovere i tagli ai costi della politica. L’organizzazione degli industriali vorrebbe infatti che non fossero reintrodotte “le norme vigenti prima dei tagli operati con la Finanziaria 2010″, poichè è “inaccettabile che si aumenti il numero dei consiglieri comunali e dei componenti delle giunte delle grandi città”.
Da viale dell’Astronomia viene poi sottolineato che “sarebbe altresì inaccettabile che si aumentassero gli emolumenti degli amministratori locali a tutti i livelli” e che questo è “un momento in cui a imprese e cittadini sono richiesti sacrifici per far fronte ai problemi del bilancio pubblico: se c’è disponibilità di risorse, queste devono essere utilizzate per investire nella crescita del Paese e delle comunità locali”.
Infine Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, ha dichiarato che “siamo alle solite: anche stavolta non hanno mantenuto la parola; ogni volta che c’è da tagliare sui costi della politica si rimangiano la parola e il risultato è che aumentano pure le tasse per i cittadini”.