Nei giorni scorsi il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, ha firmato il Decreto sui cosiddetti “Tremonti Bond”, strumenti finanziari grazie ai quali le banche italiane dovrebbero da un lato rafforzare la loro solidità patrimoniale, e dall’altro aiutare imprese e famiglie nella concessione di prestiti, mutui e finanziamenti.
Anche l’Unione Europea ha approvato lo strumento dei “Tremonti Bond” cui però le banche italiane per il momento non appaiono entusiaste per due ragioni: sia perché il sistema bancario italiano è decisamente più solido rispetto a quello, ad esempio, di Paesi come gli Stati Uniti e l’Inghilterra, sia perché i “Tremonti Bond” non appaiono come degli strumenti di finanziamento a buon mercato per le banche.
Con i “Tremonti Bond”, infatti, lo Stato comprerà le obbligazioni emesse dagli istituti di credito aderenti dietro il riconoscimento di una cedola che, per i primi anni, sarà compresa tra il 7,5% e l’8,5%; il tasso poi tenderà tra l’altro a crescere in via graduale negli anni successivi. Ne consegue che per le banche la soluzione dei “Tremonti Bond” è appetibile ma fino ad un certo punto, visto che gli istituti di credito italiani non sono con l’acqua alla gola come alcune banche americane o del Regno Unito.
Pur tuttavia, i “Tremonti Bond” rappresentano una delle soluzioni possibili per sbloccare un mercato del credito che anche in Italia è purtroppo ingessato. Le imprese, infatti, fanno sempre più fatica ad accedere ai fidi bancari, così come le famiglie rispetto al passato riscontrano maggiori difficoltà nell’accedere al credito al consumo oppure nella stipula di un mutuo.
Non a caso, un’ultimissima indagine a cura dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre mette in evidenza come più l’impresa è piccola, maggiori sono oramai le difficoltà nell’accedere al credito; in base agli ultimi dati disponibili, aggiornati al mese di novembre 2008, c’è stata una contrazione dei prestiti erogati alle microimprese, ovverosia a quelle con meno di cinque dipendenti; il dato poi tende ulteriormente a peggiorare se si prendono a riferimento i prestiti erogati alle micro-imprese del Sud, le quali più di tutte stanno pagando il conto salato con la crisi finanziaria ed economica.
Di conseguenza, l’auspicio è quello che con i “Tremonti Bond” tale scenario possa cambiare, e che le famiglie e le imprese sane possano tornare ad accedere al credito per finanziare lo sviluppo d’impresa e per il rilancio dei consumi, specie per i beni durevoli in un momento di profonda crisi per comparti come quello dell’auto e del tessile.
Fonte: Vostrisoldi.it