Una variazione minima, ma pur sempre al ribasso. Ecco perché i contribuenti italiani restano preoccupati, visto che le pensioni erogate tra il 2013 e il 2015 potrebbero essere più basse anche del 3% in virtù dei nuovi coefficienti stabiliti da un decreto del governo, anche se non ne saranno interessati quelli che decideranno di lavorare anche oltre l’età pensionabile.
Infatti questi nuovi parametri di conversione prendono in esame l’allungamento dell’età media della popolazione italiana e quindi risulteranno più elevati di quelli attualmente previsti. Verranno applicati interamente ai contributi rivalutati secondo la variazione media quinquennale del Pil, non solo alla quota maturata dal 1° gennaio 2013, data dalla quale entreranno in vigore. La prima conseguenza, come ha fatto notare un interessante articolo del ‘Il Sole 24 Ore’, sarà nelle prestazioni più contenute e andrà a toccare il tasso di sostituzione, ossia il rapporto tra la prima rata di pensione annua e la retribuzione percepita nell’ultimo anno di servizio, che si ridurrà.
Un effetto dovuto al meccanismo di valorizzazione dei cosiddetti ‘montanti contributivi’, quelli che in pratica al termine di ogni anno fanno scattare la rivalutazione basata sulla variazione del Pil nominale, calcolato dall’Istat sulla media dei 5 anni. Il ‘Sole’ calcola che i lavoratori ne usciranno penalizzato visto che con la riforma questi coefficienti saranno calcolati sulla base di parametri come l’aspettativa di vita, la probabilità del lavoratore di lasciare il nucleo familiare, ma anche la differenza di età tra i coniugi.
Ecco perché molti potrebbero essere incentivati a restare attivi qualche anno in più considerando anche il fatto che il ricalcalo successivo, sempre per un triennio, scatterà nel 2016 mentre dal 2019 con l’allineamento a 67 anni per la pensione di vecchiaia per tutti i successivi aggiornamenti avranno una cadenza biennale. Il problema di fondo è capire se questi incentivi a restare nel mondo nel lavoro per chi invece dovrebbe pesare sulle casse dello stato andando in pensione saranno reali, visto che al momento non esiste nessuna certezza per un effettivo mantenimento, soprattutto per quello che riguarda i lavoratori dipendenti.