Intorno alla gravidanza ruotano da sempre mille interrogativi, le cui risposte spesso sono frutto, non tanto di pareri medici, bensì di credenze popolari e leggende metropolitane. Ad esempio, cosa c’è di vero nelle cosiddette voglie che le future mamme provano durante il periodo di gestazione? Che collegamento c’è tra queste e le macchie scure sulla pelle dei bambini? Oppure, se le mamme lavorano, i loro figli avranno problemi? Risparmio in Salute vi darà alcune risposte in proposito.
Si parla di voglia quando una futura mamma è colpita da un desiderio alimentare particolare, da soddisfare il più presto possibile e la maggior parte delle volte relativo a dolciumi o prelibatezze caloriche non sempre indicate durante la gestazione. Le nostre nonne sostenevano che non provvedere a soddisfare un improvviso desiderio per un certo cibo, avrebbe poi portato alla comparsa della suddetta voglia (intesa come macchia), sulla pelle del bambino. In realtà, non esiste nessun riscontro scientifico tra alimenti, desiderio e voglie sulla pelle. A proposito delle tipiche macchie cutanee che noi denominiamo “voglie”, i medici spiegano che non hanno nulla a che fare con le voglie della mamma. Si tratta infatti di angiomi, o di una maggiore concentrazione di melanina in una zona della pelle, o anche della possibile dilatazione di capillari che rende la pelle più scura in alcuni punti. Cliccate qui per saperne di più.
I ricercatori dell’Università dell’Essex (GB), coordinati da Marco Francesconi, Emilia Del Bono e John Ermish, hanno effettuato una ricerca su 4.680 donne in gravidanza, valutando il tipo di professione, gli sforzi, le posture, il tempo e, con la risonanza, le dimensioni della testa dei nascituri. Da questa vasta mole di dati è emerso che i bambini nati da mamme lavoratrici, che abbiano cioè continuato a svolgere la propria professione anche dopo l’ottavo mese, avevano un peso alla nascita inferiore alla media. Secondo questo studio inglese, gli effetti negativi del lavoro materno sullo sviluppo del feto variano in base all’attività svolta e all’età della donna. Cliccate qui per leggere tutto l’articolo.