La borsa di New York accelera al ribasso e chiude in rosso. A Wall Street il Dow Jones ha perso l’1,64% mentre il Nasdaq ha ceduto il 2,81 per cento. L’S&P500, dal canto suo, ha lasciato sul terreno il 2,13 per cento.
In avvio di seduta i listini americani avevano avuto un sussulto verso l’alto, visto che i dati sulla disoccupazione in dicembre erano leggermente migliori delle aspettive degli analisti (524.000 posti di lavoro persi contri i 525.000 previsti).
L’effetto previsione-più-pessimista-della-realtà, tanto efficacie con i dati di bilancio aziendali, ha avuto gioco forza una durata brevissima. Il dato sulla disoccupazione ha sancito, se ancora ce ne fosse stato bisogno, il momento di forte crisi dell’economia americana. Che peraltro, era già stato confermato ieri dal crollo delle vendite dei grandi magazzini nelle vacanze di natale. Un flop delle Christmas’ sales che non era stato controbilanciato dai numeri piuttosto confortanti, sempre per il mese di dicembre, delle richieste di sussidi di disoccupazione pubblicate ieri. Insomma, come peraltro indicato nel discorso di ieri del presidente eletto Barack Obama, la situazione congiunturale resta molto seria.
Anche l’ Europa (dove ieri l’Eurostat ha certificato ufficialmente la recessione), in precedenza, aveva archiviato l’ultima seduta dell’ottava al ribasso: Parigi ha ceduto lo 0,75%, Francoforte l’1,97%, mentre Londra e Madrid segnano ribassi dell’1,29% e dell 0,9%. Milano che nelle due ultime sedute ha fatto meglio delle altre Borse europee, è la peggiore del Vecchio Continente: il Mibtel ha perso l’1,96% mentre l’SP Mib ha lasciato sul terreno il 2,5%.
Nel Vecchio Continente , a livello di settori, dopo un avvio positivo, il comparto materie prime ha guidato i ribassi. In flessione anche le banche trainate all’ingiù da Commerzbank (che in mattinata è arrivata a cedere il 12,37%) dopo la decisione del Governo tedesco di entrare nel capitale dell’istituto con una quota del 25%.
In controtendenza, rispetto all’andamento del settore in Europa, il titolo di Banco Popolare le cui azioni hanno guadagnato il 2,53%. Dalle sale operative hanno giustificato l’accelerazione del titolo con l’attesa «di nuove mosse volte al rafforzamento dei coefficienti patrimoniali dell’istituto con l’arrivo del nuovo amministratore delegato Pier Francesco Saviotti». Nei giorni scorsi il titolo era tornato a correre insieme a Ubi Banca sulle voci più volte smentite che indicavano un aggregazione tra i due istituti.
A Milano tra le migliori dell’S&P/Mib c’è Fiat (+2,82%) che ha beneficiato dei giudizi positivi degli analisti dopo i dati sulle immatricolazioni in Italia, Francia e Brasile pubblicati nei giorni scorsi. In forte calo la galassia che “ruota” intorno a Mediobanca che nelle due sedute precedenti era riuscita a limitare le perdite dopo la smentita all’ipotesi di fusione con Unicredit rilanciate dal Sole 24 Ore. Male anche Generali. Il Leone di Trieste,dopo una serie di report negativi tra cui quelli di Intermonte e Equita sim e il calo della tedesca Commerzbank (di cui Generali è azionista con l’8,8%) ha ceduto il 5,05 per cento.
Infine, tra le blue chip italiane, la maglia nera è indossata da Buzzi Unicem: il titolo ha chiuso in calo del 6,12 per cento.
Sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico Alcoa ha lasciato sul terreno il 4,4%. Mentre Citigroup, nella giornata in cui Rubin ha rassegnato le sue dimissioni da senior counselor della Banca e girano insistenti voci su una possibile dismissione della divisione di brokerage e asset management Smith Barney, ha perso il 5,17 per cento.
Fonte: Sole24ore.com