Iniziano oggi le consultazioni del presidente Giorgio Napolitano. Alle 9.30 salgono al Quirinale i presidenti di Camera e Senato, mentre nell’arco della giornata spetterà ai capigruppo dei piccoli partiti incontrare il capo dello stato, per delineargli la loro posizione sulla formazione del nuovo governo.
Domani è la giornata più importante con il ricevimento dei capigruppo dei partiti più grandi, ossia PD, PDL e Movimento 5 Stelle. Ma i numeri sono noti sin dalla notte successiva alle elezioni. Il segretario del PD, Pierluigi Bersani, può contare della maggioranza alla Camera, ma non al Senato. Qui, nemmeno sommando i voti dei centristi di Monti arriverebbe ad avere i 158 senatori necessari per la fiducia. Bersani proporrà al capo dello stato un governo di minoranza, non avendo i numeri sufficienti al Senato, contando sul fatto che diversi senatori grillini possano uscire dall’Aula al momento del voto. Fatto, peraltro, molto poco probabile.
Ecco, quindi, che Napolitano affiderà al segretario del PD solo un “pre-incarico”, ma quando questi salirà al Colle e riferirà di non avere la maggioranza richiesta in entrambe le Camere, allora il presidente dovrebbe fare un ultimo tentativo, assegnando un incarico “esplorativo” a una figura super-partes o istituzionale. In pole position ci sarebbero l’ex premier Giuliano Amato, non sgradito al centro-destra, e il neo-presidente del Senato, Pietro Grasso.
Con molta probabilità nemmeno queste personalità riusciranno a mettere insieme una maggioranza, malgrado la disponibilità del PDL a un governissimo di transizione. A quel punto bisognerà attendere l’elezione del nuovo capo dello stato, a partire dalla metà di aprile, perché soltanto il nuovo inquilino del Quirinale potrà sciogliere le Camere e rimandare il Paese alle urne.
