Se l’IMU è sparita, ora l’incubo di molti italiani sta diventano la nuova ‘service tax‘ che entrerà in vigore dal prossimo anno. In realtà fino a quando, a metà ottobre, non verrà perfezionato il decreto legge che cancella la tassa sulla casa, è quasi impossibile parlare di quella nuova che la sostituirà, ma qualche paletto é già stato messo.
Quello più importante sta nella aliquota massima che i comuni potranno applicare: visto che è il principio è di renderla più equa per tutti i contribuenti, la quota dei servizi indivisibili sarà nella misura massima del gettito garantito dall’aliquota massima applicabile all’abitazione principale, ossia il 6 per mille.
La nuova tassa entrerà in scena il 1° gennaio 2014 e avrà due componenti, ossia la Tari per la gestione dei rifiuti urbani e la Tasi con la quale invece si pagheranno i servizi indivisibili come illuminazione, marciapiedi, trasporti e corredo urbano. Sarà tenuto a pagare chi possiede, occupa o detiene a qualsiasi titolo locali o aree scoperte in grado di produrre rifiuti a prescindere dal loro utilizzo mentre restano escluse dal prelievo (come nell’attuale Tares), le aree scoperte operative, le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, così come le aree condominiali comuni che non siano detenute o occupate in via esclusiva.
In più, nel caso di beni concessi in locazione a pagare la Tasi saranno sia il proprietario o titolare del diritto reale sull’unità immobiliare sia il locatario che contribuirà solo in una misura determinata dal Comune, tra il 10 e il 30% del tributo. Invece per tutte e due le componenti sarà comunque dovuta dal proprietario se il bene viene utilizzato temporaneamente per meno di 6 mesi, come nel caso delle case per gli studenti mentre per gli immobili in multiproprietà e i centri commerciali il versamento sarà a carico del soggetto che gestisce i servizi comuni.
Il governo sta comunque studiando esenzioni per le fasce di contribuenti con Isee inferiore a 6.500, ma in questo caso il prelievo medio per gli altri contribuenti salirebbe al 2,2 per mille, mentre esenzioni fino a chi abbia 15 mila euro di imponibile Irpef e del 50% per chi sia sotto i 28 mila porterebbe l’aliquota media necessaria per ottenere la cifra che serve al governo al 2,5 per mille.