Brutte notizie per l’Italia arrivano da uno studio europeo: nel nostro Paese un terzo delle persone a rischio povertà lavora. Si tratta di un paradosso che ci accomuna alle Nazioni europee che vessano nelle peggiori condizioni, tra le quali Grecia e Romania. È il risultato di una serie di fattori propri della crisi economica, il tutto aggravato dalla nostra instabilità politica che ha ritardato l’avviamento delle riforme necessarie.
A Bruxelles la Commissione Ue ha pubblicato i risultati dello studio Employment and Social Developments in Europe 2013: in Europa ben il 9,3% dei lavoratori è a rischio povertà, e tra i Paesi che alzano la media troviamo proprio l’Italia. Come era prevedibile il dato ha conosciuto una crescita esponenziale tra il 2008 e il 2012, raggiungendo da noi il 12%, la stessa percentuale della Spagna. Dobbiamo fare i conti con un rischio di povertà ed esclusione sociale che coinvolge il 29,9% di nostri concittadini, e secondo il rapporto “l’aumento del tasso di rischio è principalmente dovuto alla crescita del tasso di severe privazioni materiali.”
Per Bruxelles l’Italia conserva anche un terribile record negativo: è il Paese peggiore in cui perdere il posto di lavoro. Infatti le possibilità di ritrovare un nuovo impiego entro un anno è appena del 14-15%. A fronte di un numero sempre più alto di disoccupati, risulta ancora inadeguata la spesa dedicata al loro sostentamento. L’Europa ci ha lanciato l’ennesimo allarme, ora tocca a noi farne tesoro e prendere le adeguate soluzioni: è ormai tempo di realizzare quelle riforme che da tempo stanno venendo rinviate.