Fotovoltaico al telluluro di cadmio: si o no?

Fotovoltaico telluluro di cadmio Leggo su quotidiano casa dell’entrata in produzione, su scala industriale di celle fotovoltaiche a film sottile in telluluro di cadmio. L’impianto che produce questi moduli fotovoltaici è gestito da Arendi (Gruppo Marcegaglia a cui si aggiungono i soci Alessandro Romeo e Alessio Bosio, Marina Salomon e Banca IFIS), che per questo genere di produzione ha ricevuto 9 milioni di euro dal Minstero per l’Ambiente.

Perché sarebbe vantaggioso il fotovoltaico al telluluro di cadmio, lo spiega la stessa Arendi:

• la quantità di materiale utilizzato è almeno 100 volte inferiore rispetto a quella che viene impiegata per i moduli a base di Silicio Mono o Poly cristallino, risultando inoltre parte trascurabile del costo totale;
• il processo di fabbricazione può essere completamente automatizzato raggiungendo una produzione di un modulo fotovoltaico al minuto;
• possono essere usati substrati di basso costo tipo vetro soda-lime;
• con una produzione annua maggiore di 10 MWp, il costo primo industriale risulta sensibilmente inferiore al costo attuale di oltre 3 €/Wp dei moduli tradizionali al Silicio;

Insomma, è certamente più economico, più performante e più veloce da produrre rispetto ai tradizionali pannelli in silicio, ma è altrettanto sicuro per l’ambiente? Dopo il salto qualche risposta.

Spiega Alessanro Romeo, docente e esperto, dell’Uiversità di Verona che:

Per quanto riguarda i processi di smaltimento, le celle fotovoltaiche al CdTe una volta finite il loro uso vengono recuperate e completamente riciclate: la più grande azienda produttrice di moduli al CdTe ha già preparato un processo di riciclo ed il costo di quest’ultimo è già incluso nel prezzo del modulo (che è comunque molto più basso rispetto ad un modulo al silicio).

Ma il cadmio è anche riconosciuto come sostanza cancerogena. Scrive Aspo Italia:

Non c’è dubbio che il cadmio è un elemento tossico; d’altra parte è anche vero che da qui a proibire tutto e qualsiasi cosa che contiene cadmio ce ne passa. […] La domanda è: ci sono degli scenari possibili in cui qualcuno potrebbe inalare cadmio, venire a contatto con il cadmio, o comunque riportare dei danni dal cadmio delle celle? La risposta è sostanzialmente negativa. Il tellururo di cadmio è un composto stabile, che non evapora a temperatura ambiente e che non è solubile in niente delle cose con cui potrebbe ragionevolmente venire a contatto quando si trova in forma di cella solare. L’unico scenario in cui ci potrebbero essere dei problemi è l’incendio dell’edificio sul cui tetto si trovano i pannelli al CdTe. Questa situazione è stata studiata in dettaglio: il risultato è che, in caso di incendio, il vetro fonde molto prima che il CdTe evapori, incapsulandolo e neutralizzando il rischio. Ci potrebbero essere delle piccole quantità di Cd che evaporano dai bordi del vetro delle celle, ma considerando la rarità degli incendi, le quantità di cadmio che si potrebbero rilasciare nell’ambiente sono veramente infinitesimali. Considerate questo in confronto a quello della tanta plastica normalmente contenuta negli edifici: in caso di incendio è tutta diossina che viaggia, per non parlare delle micropolveri e altre robacce.

Fonte: Ecoblog.it

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