Primato dopo primato l’Euribor, il tasso che viene anche utilizzato per il calcolo delle rate dei mutui variabili, sta scivolando sempre più verso il basso. Oggi la scadenza a 1 mese è stata fissata allo 0,45%, quella a 3 mesi allo 0,77% (entrambe hanno limato un ulteriore centesimo rispetto a ieri) e anche il tasso a 6 mesi si avvicina alla soglia dell’1% (1,04%).
Il calo, che prosegue pressoché ininterrotto da quell’ormai lontano 9 ottobre 2008 (quando i tassi interbancari europei raggiunsero i massimi storici oltre il 5%), si è accentuato 3 mesi fa, all’indomani della maxi-asta a 12 mesi con la quale la Bce ha di fatto inondato di liquidità il mercato. Ed è proprio i dettagli della prossima operazione di questo tipo (in programma a fine mese) che gli analisti stanno attendendo per capire l’orientamento futuro dei tassi. Intanto i prezzi dei contratti “future” scontano un ulteriore calo dell’Euribor a 3 mesi per fine anno (0,69%) e una graduale ripresa nel 2010: 0,85% a marzo e 1,16% a giugno.
Per chi ha già un mutuo a tasso variabile è il momento del sollievo e della rivincita rispetto a chi ha il fisso: il calo è sensibile e per qualcuno la rata si è addirittura dimezzata rispetto allo scorso autunno. Il discorso è un po’ più complicato per chi si accinge a sottoscrivere adesso un finanziamento per la casa, anche perché a dispetto di una situazione che a livello economico e soprattutto finanziario sembra rischiararsi in tutto il mondo, gli spread (cioè il ricarico che le banche praticano sui tassi di riferimento Euribor, Irs o Bce) non sembrano arrestare la propria corsa: se un anno fa sul web era ancora possibile trovare offerte inferiori al punto percentuale, oggi la media degli spread praticati si aggira attorno all’1,5% e allo sportello la situazione è, se possibile, ancora peggiore. Dall’analisi dei bilanci semestrali delle principali banche italiane emerge inoltre una riduzione del quantitativo di mutui sottoscritti pressoché generalizzata (UniCredit ha erogato addirittura i 70% in meno rispetto a un anno fa), segno tangibile del fatto che molti istituti si sono fatti in questi ultimi mesi molto più prudenti nel concedere credito alle famiglie.
Fonte: Ilsole24ore.com