Mentre il Governo si prepara a licenziare i precari della scuola o a renderli tali a vita, il ministro Tremonti scopre ‘il male della mobilità’ e chiude con l’era del ‘modello americano’. A sorpresa, torna ad elogiare il posto di lavoro a tempo indeterminato, al punto da individuarlo come ‘la base della stabilità sociale’. La ‘svolta’ tremontiana viene presentata a Milano, al convegno promosso dalla Bpm sulla partecipazione dei lavoratori all’azionariato delle imprese.
Al convegno erano presenti anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. ‘Non credo – ha detto il ministro – che la mobilità sia di per sé un valore. Per una struttura sociale come la nostra, il lavoro a tempo indeterminato è la base su cui costruire una famiglia. La stabilità del lavoro è alla base della stabilità sociale’. A imporre forme di lavoro più flessibili, secondo Tremonti, è stata la globalizzazione che ‘non ha trasformato il quantum di lavoro ma la qualità di lavoro, passato da fisso a mobile. Era inevitabile fare diversamente’.
Tremonti, che in diversi passaggi del suo discorso ha fatto riferimento all’enciclica ‘Caritas in Veritate’ , ha sottolineato come sulla base del posto fisso sia possibile impostare vita, lavoro e famiglia, quindi la stabilità ‘come base per la stabilità sociale’.
Il ministro ha rilevato che altre società ‘hanno una cifra di mobilità intrinseca diversa’ da quella dei Paesi della Vecchia Europa dove il lavoro a tempo indeterminato è ancora il modello principale ma ci sono aree crescenti ‘che non corrispondono al nostro portato fondamentale storico’.
Tremonti ha poi analizzato le diverse strutture di welfare elencando le criticità del modello statunitense: ‘Un conto è avere un posto di lavoro fisso o variabile in un contesto di welfare come quello europeo, un conto è avere uno stipendio senza sanità e servizi. Negli Stati Uniti i fondi pensione dipendono da Wall Street, e se le cose vanno male ti ritrovi a mangiare kit kat in una roulotte e neghi la scuola ai tuoi figli’.
Caustico, sulle dichiarazioni di Tremonti, il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani: ‘Le farei commentare a confindustria’, ha detto Epifani. Positivamente sorpresa la reazione di Luigi Angeletti: ‘Dalle cose che ha detto, è come se fosse un nostro iscritto’, ha commentato il leader della Uil.
Il ministro Tremonti ha parlato anche della Costituzione repubblicana, giudicandola ‘ancora valida’, ma ‘non del tutto applicata’ ed è tornato ad attaccare le banche.
Secondo Tremonti, nella nascita della Costituzione c’era ‘il confronto fra le tre diverse culture chiave che animavano lo spirito di quel tempo: quella cattolica, quella comunista e quella liberale e la sintesi di queste diverse visioni sta nell’articolo sulla proprietà industriale. Quel passaggio – ha aggiunto il ministro – dove si dice che la Repubblica tutela, regola e disciplina il risparmio, identificando nell’industria del credito una realtà che favorisce l’accesso alla proprietà, all’azionariato popolare, ai grandi complessi produttivi del Paese, è fondamentale’.
‘La Costituzione però – ha aggiunto Tremonti – non è stata pienamente applicata, perché se uno la legge si rende conto che c’è un grande favore per la proprietà, per l’azionariato popolare, per i titoli di proprietà industriale e questa è un po’ la sintesi del compromesso fra le varie ideologie. Quello che è successo nella sua applicazione – ha proseguito Tremonti – è stata un po’ una rotazione rispetto a quei principi. Se la Costituzione diceva questo, la sua applicazione e la legislazione hanno detto l’opposto.”
Fonte: Businessonline.it