Liliana Ocmin, segretario confederale della Cisl, riporta in auge l’antico dibattito che ha per tema principale “la femminilità e il lavoro”, tema oramai fonte di continue polemiche e controversie tra esponenti governativi e società civile.Questo è il punto di partenza per dare il via ai primi lavori del convegno romano”le donne e il lavoro: la risposta alla crisi” che mette al centro della riflessione le due principali tematiche tanto care alla nostra società moderna: il ruolo strategico e le potenzialità del lavoro femminile e la possibile conciliazione tra questo e vita privata.
Un tema ancora più aspro dato la recente crisi economica che ha destabilizzato i redditi delle famiglie italiane sempre più costrette ad integrare i salari con doppi lavori o con attività extra.
Un serio problema, questo, per il mondo femminile che deve faticare il doppio per raggiungere una posizione occupazionale stabile che permetta però al contempo di essere presenti in casa per poter adempiere ai doveri che una famiglia inevitabilmente comporta.
Si torna così a parlare di incentivi e di misure alternative che rinvigoriscano il mondo delle politiche sociali spesso carenti e poco efficienti.
Si necessita di un vero e proprio rilancio dell’industria che lasci spazio all’identità femminile e all’autorealizzazione personale, che vada a riformare completamente la struttura politica che per anni ha lavorato poco su un tema centrale come questo che risulta essere in realtà fondamentale, e che trova la sua massima espressione nel diritto al lavoro e nelle pari opportunità.
L’agguerrito segretario della Cisl, inoltre, ha spinto l’acceleratore su una altro tema scottante che pare mettere in crisi l’intero assetto organizzativo, gli ammortizzatori sociali.
Secondo le parole della Ocmin gli ammortizzatori assumono un ruolo fondamentale nella nostra società segnata da un anno duro come il 2009, in quanto riuscirebbero ad ammortizzare l’emergenza favorendo una maggiore coesione sociale.
Speriamo che questo convegno porti un minimo di slancio in più nel mercato del lavoro che ancora bistratta la figura femminile tutt’oggi ostacolata nel suo percorso di identità civile e professionale.