A modo loro sono un fenomeno, strano da giudicare ma molto presente anche in Italia. Parliamo delle carte di credito ‘dormienti’, ossia quelle che pur essendo ancora attive non presentano nessuna operazione: secondo gli ultimi studi nel 2010 in Italia sono state ben il 57% di quelle effettivamente in circolazione mentre l’anno scorso sono scese al 54%, ossia 16,1 milioni.
Se pensiamo che solo nel 200 corrispondevano al 45% di quelle emesse (ossia 7,6 milioni), vuol dire che in due lustri sono quasi triplicate, con una media di 1,2 milioni di nuove carte dormienti l’anno, mentre le punte più alte sono state nel 2003 con ben 3 milioni, nel 2001 e nel 2007 con 2 milioni. E non dobbiamo pensare che il costo per la collettività sia nullo, visto che comunque per gli istituti di credito presentano delle spese che si vanno poi a ripercuotere su tutti i clienti.
Il CCP Italia ha fatto due rapidi conti: per rilasciare una carta di credito a un cliente un istituto di credito sostiene mediamente un costo intorno ai 10 euro, includendo la produzione della plastica, la grafica del lay out per il circuito internazionale, i materiali promozionali di supporto, il progetto di avviamento del circuito internazionale, il data entry, la polizza di assicurazione, l’implementazione sul sito internet, la stampa e registrazione dei contratti, insomma tutte le pratiche necessarie per l’attivazione. Quindi servirebbe anche una maggiore informazione da parte di banche e istituti nei mesi successivi in modo che i clienti vengano informati dei rischi.
Ma quali possono essere le cause che portano a ‘nascondere’ in un cassetto le carte? In primis il fatto che in Italia almeno il 90% delle operazioni di pagamento sia effettuato in contante (compreso bancomat) contro una media dei principali Paesi europei pari a circa il 70%. Questo comporta quindi anche maggiori spese sulla sicurezza e sulla gestione del contante, valutate in circa 10 miliardi di euro l’anno, due terzo dei quali sono a carico delle imprese.
Invece pagare con le carte, oltre che essere pratico allo stesso modo, eviterebbe di portarsi in giro i contanti con i rischi che si corrono al giorno d’oggi. E soprattutto eviterebbe di dover pagare soldi per il mantenimento senza l’utilizzo.