I conti correnti delle banche italiane hanno un costo di gestione troppo elevato, è quanto emerge dall’indagine sulle dieci imprese private più importanti, realizzata da Adusbef e da Federconsumatori. Sono stati esaminati i tassi, i costi, le spese e le condizioni con l’Indicatore sintetico di costo, il risultato smentisce le cifre indicate da Bankitalia che aveva dipinto una situazione dove i costi dei conti correnti sarebbero stati in calo. In realtà le banche italiane sono tra le più care in Europa, con un costo medio di gestione annuale pari ai 300 euro attestati per l’anno 2012.
Le realtà prese in esame dall’indagine sono molto note agli italiani: Unicredit, Intesa San Paolo, Popolare di Vicenza, Credem, Bnl, Mps, Banca Sella, Popolare di Milano, Banca Popolare, Carige. I costi sui servizi offerti alla distanza si equivalgono, un’indagine approfondita ha mostrato come il costo medio di gestione di un conto corrente con profilo a bassa operatività possa variare dai 238,35 euro proposti dalla Bnl, ai 438,70 euro della Banca Popolare di Vicenza, passando per i 273,20 euro di Intesa San Paolo e i 337,18 euro di Unicredit. La media ponderata dell’ISC, l’Indicatore sintetico di costo, equivale a 320,5 euro.
Con la crisi che non accenna ad allentare la sua pressione, molti italiani hanno deciso di rinunciare al servizio offerto dalle banche e, con i costi messi in evidenza da Adusbef e Federconsumatori, mantenere vivo un conto correnti per la maggior parte delle famiglie è estremamente proibitivo. Inoltre nelle ultime settimane false notizie, pubblicate su diversi quotidiani, non hanno aiutato a ristabilire il clima di fiducia tra banche e cittadini. L’esempio di Cipro ha impaurito tante persone, il prelievo forzoso sui conti è diventato l’incubo di tanti, a tal proposito è stato categorico il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni “Sono destituite di ogni fondamento le ipotesi riportate su alcune testate giornalistiche relative ai prelievi su conti correnti e depositi bancari.”