General Motors, la più grande casa automobilistica al mondo, ha dichiarato alla Sec di «avere dei dubbi sulla propria continuità aziendale». Il colosso Usa dell’auto mette dunque una seria ipoteca sul suo futuro e parla di «dubbi sostanziali» sul «going concern» dell’azienda, cioè sulla capacità del gruppo di garantire la sua «continuità». Gm, in una nota alla Sec, la Consob Usa, mette nero su bianco la possibilità di avviare la procedura di bancarotta, ricorrendo al “Capitolo 11”, la legge Usa che garantisce la protezione dai creditori, nel caso in cui non sia possibile riorganizzare le sue attività e finanziare i debiti.
Nell’aggiornamento alla Sec, la Gm indica che questi dubbi sono stati espressi anche dal suo auditor, la Deloitte & Touche. «La nostra società indipendente di revisione contabile – recita il documento della Gm – ha presentato un parere sui nostri bilanci consolidati dove attesta che gli stessi bilanci sono stati preparati sulla base del presupposto della nostra continuità aziendale», ma «indica inoltre che le nostre continue perdite operative, il depauperamento del capitale e l’incapacità di generare sufficiente flusso di cassa per far fronte ai nostri obblighi sollevano dubbi sostanziali sulla nostra capacità di garantire la continuità aziendale». Pertanto, contiuna il testo «se non riusciremo ad applicare con successo il nostro piano di rilancio, potremmo non essere in grado di garantire la continuità aziendale e potremmo essere costretti a chiedere la protezione dai creditori in base al codice fallimentare americano».
Forti preoccupazioni anche in Europa
Il piano prevede che le vendite continuino a calare nel 2009, ma che tornino a crescere nel 2010. L’eventuale fallimento di Gm, tra l’altro ventilato da oltre due anni, e dunque ben prima dell’emergere dell’attuale crisi economica e finanziaria potrebbe generare uno scenario realmente apocalittico con ripercussioni gravissime con decine di fornitori di primo e secondo livello e effetti sull’occupazione statunitense e mondiale mai visti prima. Gm è infatti presente in ogni angolo del globo con decine di marchi che vanno da Chevrolet a Vauxhall, da Cadillac a Opel ed è proprio questi ultima controllata europea a destare forti preoccupazioni anche in sede Ue.
Il commissario europeo Guenter Verheugen ha infatti proposto un minivertice fra i Paesi coinvolti nella crisi Opel. Si tratterebbe di una riunione ministeriale dei Paesi che ospitano stabilimenti Opel (Gm) per discutere sulle azioni possibili da prendere per evitare chiusure di siti e perdita di posti di lavoro. I paesi interessati sono Germania, Belgio, Spagna, Polonia e Gran Bretagna. In caso di fallimento della Opel, la controllata tedesca della General Motors in gravi difficoltà finanziarie, sarebbero a rischio circa 400mila posti di lavoro in Europa. Lo stima Armin Schild, uno dei capi distrettuali del sindacato dei metalmeccanici Ig-Metall, che al quotidiano “Berliner Zeitung” ha indicato che una possibile insolvenza di Opel avrebbe conseguenze più costose degli aiuti di cui la casa di Ruesselheim ha attualmente bisogno. Anche se la Opel verrà salvata, osserva comunque l’edizione tedesca del “Financial Times”, migliaia di dipendenti perderanno il posto di lavoro. Il quotidiano “Rheinische Post” stima a 76mila gli esuberi in Germania a causa dei problemi del costruttore. La capogruppo General Motors ha chiesto 3,3 miliardi di euro di aiuti pubblici agli Stati dove sono localizzati gli impianti delle sue marche Opel e Vauxhall.
La casa di Detroit ha già avvertito che senza aiuti Opel potrebbe essere a corto di soldi già all’inizio del secondo trimestre. Il Governo tedesco, però, prende tempo perchè sostiene di non disporre di informazioni sufficienti. In un’intervista alla radio nazionale il ministro delle Finanze Peer Steinbrueck ha detto infatti che «non possiamo prendere decisioni su una base del tutto insufficiente. Il Governo tedesco è d’accordo nell’avere una responsabilità politica e di farvi fronte nel caso, ma prima va chiarita tutta una serie di questioni per avere le idee chiare e quindi decidere come aiutare l’impresa». Secondo indiscrezioni il Governo di Berlino vorrebbe intensificare i colloqui con il management della Opel per sviluppare assieme un piano di salvataggio della società.
Le origini della crisi
Da sottolineare che la crisi di General Motors, ex alleata di Fiat, trova ragione d’essere in tre anni disastrosi dove il gigante di Detroit ha perso oltre 80 miliardi di dollari e solo recentemente ha ricevuto aiuti federali dal Governo usa per 13,4 miliardi. Una cifra ingente che è servita però soltanto solo a tamponare un’emorragia e l’esposizione verso banche e fornitori. Del resto al contrario di Ford, che pure naviga in cattive acque, Gm con Opel è andata male anche in Europa e non solo negli Usa dove i Big di Detroit negli ultimi 36 mesi hanno messo in mostra una crisi di ide che si è tradotta in auto dal design non convincente e dalla tecnologia scarsa.
Due aspetti che hanno messo in ginocchio Detroit ben prima dell’attuale congiuntura economica sfavorevole. In Europa Opel ha invece schierato vetture poco competitive, non tanto per cifra tecnica ma quanto a design. Emblematico e il caso della Vectra che decisamente non è stata in grado di dare problemi ai campioni di categoria (Vw Passat e Ford Mondeo) e anche la media, un tempo best seller, Opel Astra non ha riscosso un successo tale da intaccare Golf e Focus. Solo recentemente con la Opel Insignia ha dato segni di vitalità, ma ora con la crisi dell’auto in corso, le vendite a picco in tutti i Paesi, la situazione sembra essere disperata.
Fonte: Ilsole24ore.com