C’è ancora convenienza per i risparmiatori italiani nel sottoscrivere un conto deposito? Probabilmente sì, anche se con le nuove leggi appena entrate in vigore costerà comunque ci più visto che è aumentata l’imposta di bollo.
Infatti dal 1° gennaio la tassa su conti deposito e buoni postali del 50% è aumentata passando dallo 0,10% allo 0,15%, in base al decreto Salva-Italia e sono anche stati tassati i buoni fruttiferi postali alla scadenza con l’aliquota dello 0,1% per il 2012 e dello 0,15% nel 2013 anche se è prevista un’esenzione se il valore non supera i 5mila euro mentre dal 1° marzo debutterà anche la nuovissima tassa sulle transazioni finanziarie.
L’imposta partirà da un minimo di 34,2 euro e un massimo di 1.200 (quest’ultimo solo nel 2012 per le persone fisiche) e andrà anche a colpire chi possiede piccoli investimenti. Per fare un esempio, se si hanno solo mille euro si pagano 34,2 euro su base annua, mentre per i possessori di diversi prodotti in una stessa banca il calcolo verrà fatto sul totale. Dall’imposta di bollo standard di 34,20 euro sono esentati i soli cittadini con valore ISEE inferiore a 7.500 euro e dai correntisti che possono dimostrare una giacenza media di 5.000 euro.
In pratica l’imposta scatta quando viene inviato al cliente l’estratto conto con l’’onere impositivo che andrà ripartito per 12 o per 4 o seconda di come si regolino di solito le banche nell’inviare l’estratto conto. E se nel corso del periodo di rendicontazione la giacenza scendesse sotto i 5 mila euro per qualche giorno, il prelievo verrà ridotto proporzionalmente. Ma chi cercasse di fare il furbo, ritirando tutte le somme prima del periodo di rendicontazione non riuscirebbe ad evitare le spese visto che conta l’evoluzione del conto fino all’invio del suo estratto. Lo stesso vale nel caso in cui il cliente provi a dividere in due o tre parti il conto deposito nella stessa banca perché comunque conterà la somma totale che fa capo allo stesso soggetto.