Decreto Milleproroghe guadagna il sì al Senato

Incassata la Fiducia al Senato sul nuovo decreto milleproroghe, che guadagna il consenso con 160 sì, 119 no e 2 astenuti.
Hanno votato a favore Lega ed Mpa, Pdl, mentre i voti contrari sono giunti da Pd, Idv, Udc e Alleanza per l’Italia.
Il testo giunge finalmente alla Camera, che dovrà dare il via libera al provvedimento entro solo due settimane.
Si tratta della ventottesima fiducia legata alla legislatura, un numero abbastanza ingente, rispetto ai governi susseguitisi nel passato.
Lo scopo principale del decreto è rappresentato dall’intento di creare una sorta di doppio binario sul quale impiantare la riapertura dello scudo fiscale, oltre all’obbligo di comunicazione al Parlamento, di tutte le cifre legate all’operazione di emersione dei capitali dall’estero, entro la data massima prevista per il 15 giugno.
Contenuta anche la proroga per le concessioni dei beni demaniali marittimi inseriti in attività turistico – ricreative, che si posticipa al 31 dicembre 2015, mentre slitta per il 31 dicembre 2010, la proroga per gli sfratti.
Si sbloccano inoltre i crediti con le Asl, ma resta fuori la possibile riapertura del condono edilizio, la riformulazione delle norme per i rimborsi agli azionisti Alitalia, i fondi per l’editoria e gli aumenti sulle accise dei tabacchi.
Arrivano però, i condoni per i manifesti pubblici elettorali abusivi, in quanto, presentando entro il 31 maggio 2010 la documentazione necessaria e un versamento di mille euro, si può ottenere l’esonero dalle violazioni compiute.
Si proroga inoltre, entro il 30 aprile 2010, la data di scadenza volta all’integrazione di domande 5 per mille fatte pervenire da tutti gli enti di volontariato, associazioni di promozione sociale, Onlus, fondazioni e associazioni sportive dilettantistiche.
Non mancano, però, polemiche dal mondo della politica in quanto per l’opposizione, il nuovo documento presentato, si tratta di una manovra finanziaria camuffata, come ha affermato lo stesso Gianpiero d’Alia, esponente dell’ Udc al Senato.

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