E’ una delle novità di quest’anno alla quale molti dovranno dovranno fare l’abitudine. Perché dal 1° marzo è entrata in vigore la nuova Tobin Tax, ossia l’imposta che graverà su tutte le transazioni sui mercati valutari.
Una tassa che viene applicata alle banche dei Paesi membri dell’Ue e su tutti gli strumenti finanziari e interessa obbligazioni ed azioni, Bot, Btp, titoli di Stato mentre sono esclusi dalla tassazione gli istituti previdenziali, i market makers, ma anche gli scambi avvenuti per operazioni di successione o donazione.
La Tobin Tax si pagherà in misura fissa, determinata con riferimento alla tipologia di strumento e al valore del contratto: quindi l’aliquota dell’imposta sulle transazioni finanziarie che sarà applicata sulle transazioni di Borsa in azioni e strumenti finanziari partecipativi sarà pari allo 0,12% nel 2013 e allo 0,1% nel 2014. Invece nel caso di azioni negoziate in mercati non regolamentati l’aliquota da marzo a dicembre 2013 sarà dello 0,22% e dello 0,2% dal 2014. A partire da luglio la tassa si applicherà anche sui derivati su azioni, prevedendo un costo fisso, ma crescente all’aumentare del valore sottostante del titolo e sulla base della sua maggiore o minore qualità speculativa. Si partirà da 2,5 centesimi per ogni operazione fino ai 20 euro per gli strumenti meno speculativi, mentre per quelli considerati più speculativi il minimo è 12,50 euro per salire fino a 100 euro per ogni operazione.
Una sorta quindi di mini-patrimoniale che sicuramente è buona nelle sue intenzioni ma che altrettanto sicuramente va a colpire indiscriminatamente tutti, anche i piccoli risparmiatori. Come fa rilevare ‘Il Sole 24 Ore’ facendo un esempio concreto “su 3 mila euro di titoli la pressione fiscale può arrivare al 50% delle cedole, portando il rendimento netto al di sotto del tasso d’inflazione, ossia 1,49% di guadagni effettivi contro l’1,9% di costo della vita misurato dall’Istat a febbraio”. E nel caso di obbligazioni societarie, che sono solitamente proposte dalle banche ai risparmiatori, la pressione fiscale arriva quasi al 60%. In pratica si annulla tutta la convenienza di questi investimenti, con buona pace di chi ci credeva.