Il parto è stato lungo e complesso ma finalmente sembra che il nuova Testo unico sull’Apprendistato possa presto diventare realtà soprattutto ora che tutte le sigle sindacali lo hanno sottoscritto anche se ci sono ancora organizzazioni di categoria, alcune molto importanti, che non lo vogliono riconoscere chiedendo altre modifiche all’accordo.
I punti fondamentali voluti dal governo e trattati con sindacati e associazione di categoria riguardano la durata, la formazione, la certificazione e il salario. Il contratto di lavoro a tempo indeterminato per i giovani delle categorie rappresentate avrà una durata massima di tre anni (e non sei come era previsto nel testo originario) e sarà diviso fra tre tipologie: apprendistato per la qualifica professionale, apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere e apprendistato di alta formazione e ricerca.
La formazione sarà per tutti i tre anni di 40 ore alla settimana, ribaltando la prima stesura del testo che la voleva passare a 24 dal secondo anno per poi sparire completamente. Inoltre ai contratti è affidata la conferma di una quota di apprendisti, i rapporti di lavoro saranno subordinati ai contratti collettivi stipulati a livello nazionale mentre per le norme sulla previdenza e assistenza sociale obbligatoria gli apprendisti dovranno avere assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, contro le malattie in genere, contro l’invalidità e vecchiaia oltre alla maternità e all’assegno familiare.
Inoltre gli apprendisti possono essere assunti in tutti i settori di attività, pubblici o privati mentre è stato previsto un apposito tavolo per quello che concerne stage e tirocini. Un accordo che ha convinto i sindacati in massa, compresa la Cgil che è stata l’ultima a firmare aspettando da parte del ministero del Lavoro l’accettazione di alcune controproposte importanti, ma un ok è arrivato anche da Confindustria, Confartigianato e Confapi. Ancora radicati sul fronte del no invece Abi, Ania, Confcommercio, Confesercenti e Confetra.
Secondo il ministro del Welfare e Lavoro, Maurizio Sacconi, “la riforma dell’apprendistato, dopo l’intesa tra Governo e Regioni, ha compiuto un altro decisivo passo avanti attraverso l’intesa con le parti sociali. Con la ripresa autunnale auspichiamo che il nuovo apprendistato diventi operativo”. Ora comunque la riforma dovrà passare dal parere delle commissioni parlamentari e dal varo del testo definitivo da parte del Consiglio dei ministri, consultate un’ultima volta le parti sociali.
E magari si riusciranno a convincere anche i contrari, come Confcommercio che puntualizza: “Non abbiamo sottoscritto l’intesa proposta alle parti sociali dal ministro del Lavoro perché si richiedeva la condivisione di un principio che sanciva una distinzione di durata del contratto di apprendistato, a parità di figure professionali, tra l’artigianato e tutti gli altri settori economici”. E puntualizza come il 46,4% dei contratti di apprendistato riguarda proprio il commercio e i servizi.