Giovani e lavoro in Italia a sei mesi dal Censimento Generale

Nove ottobre duemilaundici, data ufficiale del 15° Censimento Generale della Popolazione. Giorno di riferimento nazionale per fotografare, a cura dell’Istat,  l’Italia e gli italiani come avviene ormai a scadenza decennale quasi regolare dall’Unità d’Italia del 1861.

A sei mesi da questo evento quale situazione si presenta nel paese riguardo al tema scottante dell’occupazione giovanile?

Diversi segnali sono apparsi recentemente sulla stampa per dipingere una situazione con molte ombre e poche luci. Da un clima di profondo pessimismo però è possibile individuare possibili vie d’uscita o percorsi per la ricerca di soluzioni più o meno ampie al problema. Cominciamo dai dati negativi della stessa Istat: statisticamente in Italia su cinque giovani uno non studia e non lavora; il dato (21,2%) riguarda oltre due milioni di persone tra i quindici e i ventinove anni. A livello europeo si tratta della quota più elevata. Tra i disoccupati quasi il 45% è alla ricerca di lavoro da più di un anno e anche la disoccupazione di lunga durata (44,4%) è un dato tra i peggiori tra i ventisette paesi dell’Unione Europea.

Sempre l’Istat segnala che nel quarto trimestre dell’anno scorso il tasso di posti non occupati nell’industria e nei servizi è dello 0,6% ed è cresciuto dello 0,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, incrementando il fenomeno degli annunci di lavoro che non trovano risposta nel potenziale target. La crisi negli ultimi due anni ha evidenziato pesantemente i suoi effetti negativi sulla fascia più giovane del mercato del lavoro, provocando – qui è Confartigianto che dà il dato – la riduzione degli occupati sotto i trentacinque anni di circa un milione (pari a una flessione del 13,1%).

Ma nonostante le difficoltà oggettive, un segnale positivo è dato dai primi cenni di ripresa economica prospettati dal Fondo Monetario Internazionale e da un carattere propositivo dei nostri concittadini più giovani che cercano di costruirsi progetti di vita, relazioni e aperture anche grazie all’impegno nel volontariato. Cresce la percentuale di ragazzi che si dedicano alla solidarietà come emerso dalla conferenza “Sussidiarietà e volontariato in Europa” promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali svoltosi il 31 marzo e il 1° aprile scorsi a Venezia. Se nel 1996 su cento giovani solo sei erano impegnati nel volontario, dieci anni dopo – a fronte di un calo demografico di questa fascia sociale – la percentuale è salita all’8,6%. Così, dandosi da fare per gli altri e continuando a sfogliare le offerte di lavoro a Roma e nelle altre grandi città così come nei piccoli centri d’Italia tranne poche ‘isole’ felici, i giovani si preparano al prossimo Censimento con la speranza, loro e di tutti, che la foto del nove ottobre prossimo abbia più luci e meno ombre di oggi.

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *