I dati diffusi dall’Istat, incrociati con il sondaggio della Confesercenti-Swg, mettono in mostra una situazione economica italiana oltremodo pessimistica. E se il buon andamento dell’economia dipende in buona parte dal clima di fiducia nazionale, possiamo in parte spiegare il perché in Italia si fatichi a uscire dal pantano della crisi: ancora non ci fidiamo a spendere e a investire i nostri soldi. Ed è assolutamente comprensibile, in un Paese dove la disoccupazione a febbraio ha raggiunto picchi storici che non si vedevano dal ’77, se sei italiani su dieci hanno paura di perdere il lavoro.
Il clima di sfiducia coinvolge non solo chi giorno per giorno fa i conti con un lavoro precario, ma anche chi sulla carta può vantare un lavoro sicuro a tempo indeterminato. La paura di perdere il lavoro è sempre alle porte, cosa non del tutto ingiustificata se andiamo a vedere quante aziende hanno chiuso i battenti solo nell’ultimo anno. Dalle domande poste alla popolazione dalla Confesercenti-Swg è emerso che sei italiani su dieci o hanno paura di perdere il lavoro da un giorno all’altro, oppure temono che questo possa accadere a un loro parente.
Il clima di sfiducia deriva anche da una mancata risposta, in termini di interventi per una ripresa economica dal basso, da parte delle ultime maggioranze succedutesi al governo. Attualmente la squadra per le riforme guidata dal premier Matteo Renzi è in pieno lavoro e si attendono i primi risultati concreti. Lo stesso Renzi, commentando i dati dell’Istat che fomentano la paura di perdere il lavoro, ha detto: “Gli ultimi numeri sono un fatto sconvolgente. Il dato purtroppo è in linea con quello che accade da diversi mesi. C’è bisogno di correre, a partire dalle riforme.”