La figura dell’Energy manager nasce negli Stati Uniti all’epoca della prima crisi energetica (metà degli anni ’70) con l’incarico di gestire i costi energetici in impresa.
In Italia, questa figura è stata riconosciuta istituzionalmente per la prima volta dalla legge n.308 del 1982 sebbene limitatamente al comparto industriale.
Nel 1991 viene emanata la Legge n. 10/91 con la quale la figura dell’Energy manager viene definita come “Responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia” ed imposta quale obbligo di legge non solo alle industrie che superavano i limiti di consumo di 10.000 tonnellate equivalenti (tep) di petrolio l’anno, ma anche a tutti gli organismi pubblici e privati, compresa la pubblica amministrazione che denunciassero consumi superiori ai 1.000 tep/anno.
Al primo anno di applicazione della norma così modificata risultavano attivi circa 900 Energy manager ed Intorno alla metà degli anni ‘90 si stimava a livello nazionale che il numero di tecnici che avrebbero dovuto svolgere queste funzioni, fosse pari a circa 8.000 unità.
Il valore è orientativamente valido ancora oggi.
Si può considerare che, complessivamente, le figure che dovrebbero svolgere le funzioni di Esperto nella Gestione dell’Energia ammontino a circa 15.000 unità, che è facile pronosticare raggiungeranno le 20.000 una volta sia stata data completa applicazione alla Direttiva 2006/32.
Dai dati dell’archivio nazionale che FIRE (Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia) gestisce per conto del Ministero dello Sviluppo Economico, risulta che il numero dei tecnici annualmente nominati si è stabilizzato su valori introno alle 2.500 unità (al lordo degli Energy manager locali).
Vale la pena evidenziare, anche in relazione a quanto più avanti espresso dai risultati della indagine di campo, come la presenza degli Energy manager negli Enti Locali, pur numericamente elevata (225 nomine), resta tuttavia largamente inferiore alle sue potenzialità. Infatti, considerando che un Comune superiore a 10.000 abitanti è già in grado di denunciare consumi energetici superiori ai 1.000 tep (circa 1.300.000 €/anno) e tenendo conto che i Comuni Italiani superiori a tale dimensione sono circa 1.064 (Istat) le nomine rappresenterebbero solamente il 16% del dovuto.
A fronte di una domanda crescente di tali professionalità da parte dell’intero sistema economico, dovuta alla sempre maggiore importanza della gestione energetica nelle politiche aziendali, alle montanti incombenze di carattere ambientale, al sempre più stretto legame tra energia e innovazione, alla nuova complessa situazione che va creandosi con la liberalizzazione e privatizzazione del mercato energetico, assistiamo quindi ad una situazione altamente scompensata che vede dall’ altra parte un’ offerta professionale inadeguata e non valorizzata nelle potenzialità che potrebbe esprimere.
E’ per questo che in questi giorni è stato presentato il corso blended e-Quem per la formazione di nuovi Energy manager della durata di 40 ore e che verrà tenuto da docenti FIRE, ENEA e da altri esperti di provata esperienza nel settore dell’energia ed approfondisce nell’arco di 5 cinque giornate, le tematiche sviluppate nei 10 moduli del corso on-line.
Gli argomenti trattati saranno accompagnati da specifici Case Studies. Al termine del corso è previsto un esame di valutazione finale il cui esito positivo, darà diritto al rilascio dell’attestato di superamento.
Link: E-quem Enea
Fonte: 100ambiente.it