La Banca centrale europea, giovedì 15 gennaio, per il quarto mese consecutivo si prepara a tagliare i tassi, attualmente al 2,5 per cento. Finora l’Eurotower ha evitato di fornire segnali espliciti in tal senso, ma il quadro economico sta peggiorando, mentre sulla scia dei cali dei prezzi di petrolio e materie prime le pressioni sul fronte dell’inflazione sono venute meno.
Mercoledì 14 il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria, parlando a Parigi, ha detto di riitenere che la Bce abbia lo spazio sufficiente per ridurre i tassi di interesse da subito, confermando la politica di stimolo all’economia intrapresa nei mesi scorsi insieme alle altre banche centrali. «Certo, come indicato nel nostro rapporto – ha aggiunto – nel lungo periodo la Bce deve tenere di mira anche il rischio di una ripresa dell’inflazione, ma in questo momento i prezzi sono in forte calo e quindi offrono spazio per nuove manovre accomodanti».
Resta l’incognita sull’entità del taglio: molti osservatori prevedono mezzo punto in meno, ma non è esclusa una manovra più modesta, 0,25 punti percentuali.Negli Stati Uniti la Federal Reserve ha già quasi azzerato il costo del danaro, mantenendo una simbolica forchetta di fluttuazione dei tassi tra zero e lo 0,25 per cento. La scorsa settimana la Banca d’Inghilterra ha varato un nuovo taglio, 0,5 punti in meno con cui i tassi sulla sterlina, all’1,5 per cento, sono scesi a un nuovo minimo negli oltre tre secoli di storia di questa istituzione monetaria.
Area euro: 16 politiche di bilancio
Nell’area euro, a fronte di una crisi globale che non risparmia nessuno, parte della riluttanza della Bce a muoversi in maniera aggressiva riflette l’assenza di un’unica controparte sulla politica economica. C’è una sola linea sui tassi, ma sedici diverse politiche di bilancio, cioè il numero di Stati che fanno parte dell’area euro. E come ricordato nei giorni scorsi dal presidente della Bce Jean-Claude Trichet, la solidità della divisa «poggia su due pilastri»: una politica dei tassi che punta alla stabilità, assieme a politiche di bilancio che mantengono un attento rispetto del Patto di stabilità e di crescita. E le maggiori economie dell’area euro appaiono decisamente orientate a buschi aumenti dei deficit di bilancio, causa i supplementi di fabbisogno creati dai piani di salvataggio della finanza e di sostegno all’economia. D’altra parte nemmeno ci sono margini di dubbio sull’effettiva gravità della situazione economica. In queste prime battute del 2008 si sono succeduti dati sempre più negativi, con pesanti flessioni gli ordini dell’industria e per l’andamento del commercio con l’estero.
Fonte: Ilsole24ore