Singolare iniziativa dei volontari di Greenpeace, che hanno distribuito le nuove bollette che l’Enel ci presenterà nel 2020, nel caso si riuscisse a riportare il nucleare in Italia.
Secondo l’associazione ambientalista, le bollette schizzeranno alle stelle, perchè il costo del nucleare dipende anche (e soprattutto nei primi tempi) dal costo di costruzione e gestione degli impianti. Entro il 2020, invece, le fonti rinnovabili insieme a misure di efficienza energetica sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l’obiettivo del governo sul nucleare, creando almeno 200 mila nuovi posti di lavoro “verdi”.
I volontari di Greenpeace hanno distribuito, davanti agli uffici postali di 24 città italiane, le nuove bollette che l’Enel ci presenterà nel 2020, nel caso si riuscisse a riportare il nucleare in Italia così come sostengono la stessa azienda elettrica e il governo.
“Enel e governo devono smetterla di prendere in giro il Paese sostenendo che il nucleare servirà ad abbassare le bollette degli italiani -spiega Francesco Tedesco, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace-. In realtà le bollette schizzeranno alle stelle, proprio come quelle che stiamo distribuendo oggi”.
Il costo del nucleare non dipende solo dal combustibile e dalla gestione degli impianti ma, per chi deve partire da zero come l’Italia, è dovuto principalmente al costo di realizzazione degli impianti. In Finlandia i nuovi reattori EPR, quelli che l’Enel vorrebbe realizzare in Italia, ha ormai superato i 5,5 miliardi di euro. Il peso finanziario di un investimento iniziale così oneroso sarà recuperato attraverso l’energia elettrica venduta. Il prezzo del kilowattora nucleare, ai costi reali e non a quelli propagandati da Enel, sarà più che doppio rispetto a quanto viene oggi scambiato alla borsa elettrica.
“Il nucleare è economico? Certo, se qualcuno ti regala la centrale, e se lo Stato si fa carico di gestire le scorie radioattive per secoli, altrimenti è una pura follia economica” afferma Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace.
Oltre ai costi per la realizzazione degli impianti bisogna anche tener conto degli accantonamenti per lo smantellamento dei reattori, della copertura assicurativa in caso di incidenti gravi, dei costi per il riprocessamento delle scorie, per la bonifica dei siti contaminati e per la realizzazione del futuro deposito geologico di stoccaggio.
n Gran Bretagna i soli costi per la gestione delle scorie hanno prodotto un buco nei conti pubblici di 90 miliardi di euro. In Italia il costo dello smantellamento delle vecchie centrali nucleari in funzione prima del 1987 è valutato in circa 4 miliardi di euro, ma si tratta molto probabilmente di una sottostima del costo finale per lo Stato e i contribuenti. Quanto ci costerà lo smaltimento delle nuove scorie?
“Con il rilancio del nucleare si permette alle aziende di fare profitti, scaricando i rischi e i costi sulle spalle dei contribuenti e delle generazioni future. E poi puntare sul nucleare ci farà inoltre mancare gli obiettivi europei al 2020 per lo sviluppo delle rinnovabili, con ulteriori sanzioni per la collettività” , aggiunge Tedesco.
Entro il 2020 le fonti rinnovabili insieme a misure di efficienza energetica sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l’obiettivo del governo sul nucleare, creando almeno 200 mila nuovi posti di lavoro “verdi”. La strada verso l’indipendenza energetica dell’Italia passa obbligatoriamente attraverso lo sviluppo delle rinnovabili, senza costi aggiuntivi per il Paese, senza scorie pericolose da gestire per i prossimi 100 mila anni e senza rischi per la popolazione.
Fonte: Energia.in
Un reattore nucleare produce energia per circa 8.000 ore l’anno, una pala eolica per circa 2.000 ore l’anno. Per questa semplice ragione, un solo reattore EPR da 1.600 MW potrebbe approssimativamente coprire il fabbisogno di energia elettrica di due città come Milano per 60 anni. Se volessimo soddisfare tale fabbisogno ricorrendo esclusivamente a fonti rinnovabili, dovremmo: installare oltre 15.000 ettari di pannelli fotovoltaici, pari a 20.000 campi da calcio regolamentari; oppure oltre 3.000 pale eoliche da 2,5 MW, ognuna delle quali supera i 100 m di altezza e gli 80 m di diametro, che disposte in fila coprirebbero la distanza in autostrada tra Rimini e Lecce (720 Km); oppure consumare circa 20 milioni di tonnellate di biomasse all’anno, producibili solo da un’area interamente coltivata a pioppeto estesa come la somma di Emilia Romagna e Marche.
Caro Umberto,
nulla da eccepire per tutto quanto hai scritto sulle energia da fonte rinnovabile. Si sa, la densità di potenza dell’eolico, per non parlare del fotovoltaico, non è paragonabile con l’energia chimica dei combustibili fossili, tantomeno da quelli fissili.
Detto questo permettimi di dissentire però da un punto di vista tecnologico. Non credo esista un impianto nucleare che nella realtà possa essere in funzione per 8000 ore annue. Sepsso ci sono blocchi per manutenzione ordinaria, quella straordinaria non è nemmeno computabile.
La soluzione non è il nucleare, non sono le fonti rinnovabili. Unica risposta al problema energetico è quella del risparmio: evitare gli sprechi. E dalle nostre parti ce ne sono parecchi…
Ciao Carlet
naturalmente è importantissimo il risparmio energetico. Ma non credo che nemmeno questo possa essere la soluzione. Siamo troppo abituati ad uno stile di vita pieno di comfort che non siamo disposti a rinunciarci. Forse mi ripeterò, ma penso che la soluzione sia il risultato di energia più pulita da rinnovabili e nucleare e risparmio.
Sul mix di risparmio energetico/fonti rinnovabili ci troviamo d’accordo sicuramente.
Non dimentichiamo che anche il combustibile fissile è una fonte fossile e che non durerà in eterno..
Vorrei far riflettere su un punto.
L’Italia è un grande paese, ma i suoi trasporti pubblici sono pessimi. Se solo si intervenisse con uno sviluppo deciso della strada ferrata al posto di quella asfaltata, i consumi dell’oro nero crollerebbero. Nelle grandi città (Milano, Roma, Napoli, Palermo..) le metropolitane possono competere con le città africane. Sul territorio nazionale le infrastrutture sono vecchie e fatiscenti. E pensare che l’Eurostar si ferma a Napoli, forse a Salerno..
In definitiva, credo che si possa vivere agiatamente senza eccessivi sprechi energetici (non dimentichiamoci quelli relativi all’acqua..). Ma pare che la volontà di cambiare non ci sia!