«Relationships matter», le relazioni contano. È lo slogan di LinkedIn, il più grande social network professionale al mondo, ma anche la filosofia di questa nuova modalità di interazione, che consente di ampliare le opportunità di carriera costruendo o consolidando le proprie relazioni professionali. Internet del resto è uno strumento sempre più utilizzato per trovare lavoro, ma davvero efficace solo se sfruttato nel modo corretto, conoscendone potenzialità e rischi.
Il boom dei social network finalizzati allo svago o all’amicizia (Facebook su tutti) ha avvicinato a questo mondo anche i “profani” della Rete, portando a una rapida crescita di utenti anche i portali a scopo professionale. Tra i più diffusi ci sono, come detto, LinkedIn, oltre 30 milioni di utenti nel mondo, in crescita a 100mila nuo-vi iscritti a settimana, e Xing, 6 milioni di utenti, in espansione con la recente acquisizione di Neurona ed eConozco. Ma anche Viadeo, 3 milioni di utenti, per ora l’unico con una sede italiana, e Plaxo, 20 milioni di utenti, evoluzione di uno strumento per la gestione della rubrica. Iscrivendosi si può creare un profilo in cui descrivere curriculum, interessi e obiettivi di carriera e poi partire alla creazione del proprio network professionale, cercando altri iscritti con cui stabilire una connessione, tra i colleghi, i compagni di studi, i contatti della rubrica e-mail o impostando opzioni di ricerca avanzate. Innanzitutto, ci si può «far conoscere», entrando a far parte di gruppi, partecipando a discussioni e (in certi portali) ottenendo «referenze» da altri iscritti. Ma si possono anche contattare direttamente persone che già lavorano in aziende per arrivare ai responsabili delle risorse umane, o ricercare annunci di lavoro pubblicati a pagamento dalle imprese, soprattutto grandi multinazionali o aziende del settore Ict.
L’iscrizione di base è gratuita, ma tutti i social Network offrono maggiori funzioni attraverso abbonamenti “premium” a pagamento, con molte differenze di prezzi e servizi (LinkedIn offre più opzioni gratis degli altri). Solo Xing e Viadeo dispongono di versioni in italiano, assenti per Linkedin e Plaxo, a dimostrazione di uno sviluppo (anche tecnologico) che in Italia è ancora parziale. Sono in progetto però evoluzioni importanti, di fronte a un’utenza non più composta solo da professionisti dell’Ict, ma da profili trasversali, solitamente qualificati e di medio-alta seniority.
Infatti, sono già cambiate alcune modalità di recruiting, con i social network diventati terreno di caccia per gli head hunter: «Consentono di entrare in contatto in modo rapido e diretto con professionisti «selezionati» dalle community – spiega Erika Perez, senior manager di Robert Half, società di recruitment specializzato – anche se poi è sempre necessario il classico incontro conoscitivo, perché non ci si può affidare totalmente alle informazioni contenute nei profili, spesso troppo concise e imprecise». Gli uffici di risorse umane, invece, continuano a prediligere canali tradizionali: «Ma sicuramente il fenomeno diventerà sempre più rilevante – afferma Paolo Citterio, presidente dell’Associazione direttori risorse umane Gidp – anche con qualche rischio per gli utenti: ci sono i pericoli per la privacy o la possibilità di cadere in «trabocchetti» della propria azienda». Il social networking a scopo professionale infatti funziona se gestito con cura, conoscendone anche i pericoli. La rete di contatti deve essere sufficientemente ampia, ma anche selezionata. Il profilo deve essere visibile tra milioni di utenti e frequentemente aggiornato, ma limitando la pubblicazione di informazioni strettamente personali. Va curata la propria « reputazione virtuale» eliminando contenuti che possano fornire un’immagine sbagliata e poi partecipando a discussioni solo se in grado di apportare un contributo ed iscrivendosi a gruppi solo se se ne condividono esperienze e interessi.
Fonte: Sole24ore