Non ci sono solo tagli. Le previsioni, è vero, sono negative: il tasso di disoccupazione potrebbe superare l’8%, portanto il numero dei disoccupati in Italia a due milioni.
Ma in questo panorama c’è chi va controcorrente: cresce e soprattutto assume, tamponando il bollettino quotidiano dei posti a rischio. Casi singoli di successo, guidati nella graduatoria dei numeri dalle grandi imprese italiane, ma con le piccole che fanno la propria parte, ritagliandosi in molti casi ruoli di leadership. Oppure interi settori, come quello delle società main conctractor di ingegneria e di impiantistica. Oppure la grande distribuzione, da Ikea a Media World, oggi favorita dal binomio prezzo-qualità.
Nell’industria sono i “cervelli” ad essere richiesti, ingegneri innanzitutto. Ma anche nella grande distribuzione si investe per formare il personale e giocare la carta del servizio come formula per acquisire consumatori. E fa notizia che nel mondo dei call center, additato come l’area più a rischio dei lavoratori precari, la società Almaviva contact, leader in Italia, abbia revocato nei giorni scorsi la cassa integrazione (ordinaria e al 10%) per 1.137 persone, decisa appena due settimane fa nel timore di un calo di domanda.
Secondo Confindustria i posti a rischio sono 600mila: meccanica e filiera dell’auto, costruzioni, il tessile che nel 2008 ha perso 9mila addetti e prevede un calo drammatico per quest’anno, senza interventi. Chi ha una fetta del proprio budget all’estero ha una marcia in più. «La domanda globale è più debole rispetto al passato, ma chi lavora in tutto il mondo, come le grandi società di impiantistica e di ingegneria che hanno come clienti gli Stati o i fondi sovrani, comunque crescono», spiega Fabrizio Di Amato, presidente di Federprogetti, la Federazione di Confindustria che raccoglie le aziende del settore (da General Electric a Tecnit Italy, Eni, Saipem, Abb), numero uno di Maire Tecnimont (2,4 miliardi di fatturat nel 2008, 4.300 dipendenti, di cui la metà in Italia).
Quest’anno Di Amato assumerà 250 persone, quasi tutti ingegneri e tecnici specializzati. In portafoglio ha una serie di commesse per realizzare in tutto il mondo impianti petrolchimici e grandi infrastrutture, ora sta puntando in Italia ad un nuovo business: l’energia e in particolare le fonti rinnovabili, quella “green economy” lanciata dal presidente degli Stati Uniti, Barak Obama. E si candida anche a realizzare, nel ruolo di main contractor, le grandi opere che il Governo dovrebbe realizzare rapidamente per rilanciare l’economia.
Parlando di grandi aziende, Eni ed Enel hanno progetti di assunzioni consistenti. Enel assumerà 3mila persone nel triennio 2009-2011, 1.400 nelle sedi all’estero, ma selezionando personale italiano. Si tratta di ingegneri e periti elettrotecnici, controllori di rete e di impianti di generazione, in aggiunta al turn over. Numeri che potranno aumentare quando sarà conclusa l’operazione con Endesa. Eni, Saipem e Gas&power ne hanno 1000 in programma nel triennio: ingegneri ed economisti, soprattutto nella divisione exploration e production.
Va controcorrente, in un settore che ha cominciato a perdere occupati, il gruppo Almaviva dell’imprenditore romano Alberto Tripi, (650 milioni di euro di fatturato, 20mila dipendenti di cui 13mila in Italia), presidente anche di Confservizi. Timori rientrati sui flussi delle telefonate: occupazione salva, quindi nei call center, dove anzi non esclude di assumere. Gli aumenti di personale dovrebbero arrivare nell’attività di informatica e in Almaviva consulting: 60 giovani talenti in più.
Anche nelle imprese di elettrotecnica ed elettronica, spiega Guidalberto Guidi, presidente dell’Anie, l’assocazione di categoria (come settore rappresenta il 40% degli investimenti in ricerca del Paese), nella crisi complessiva del settore, chi assume aumenta il livello di qualifica del personale.
I consumi sono in calo, ma anche in questo scenario c’è chi aumenta vendite e fatturato. Va avanti il piano di crescita di Ikea: nel 2009, dice Valerio Di Bussolo, responsabile relazioni esterne in Italia, si apriranno tre punti vendita a Rimini, Salerno e in provincia di Gorizia, mentre verrà ampliato Torino. Ogni negozio ha bisogno di 240 persone e genera un indotto di altre 100: totale un migliaio di persone. «Non risentiamo della crisi, anzi è in periodi come questi che i consumatori si rivolgono a formule come la nostra, con prodotti che offrono un buon rapporto prezzo-qualità», dice Di Bussolo. Stessa logica per la catena Media World (gruppo Metro), 92 punti vendita in tutta Italia, oltre 2 miliardi di fatturato. Si apriranno altri 6-8 punti vendita, dice il capo del personale, Ernesto Gatti, circa 70 occupati l’uno, per un totale di 400-500 persone, più l’indotto. La formazione conta per i prodotti ad alta tecnologia: nel 2008 sono stati spesi 2,5 milioni di euro di formazione, in particolare per una corporate university con il Politecnico di Milano. Quest’anno il budget sarà aumentato del 20%, a riprova che per battere la crisi bisogna scommettere sulla crescita.
Fonte: Ilsole24ore.com