Contraffare il marchio Made in Italy è un’azione molto lucrosa, la cosa è risaputa dalla malavita internazionale che ogni anno commercia per il mondo prodotti stranieri spacciandoli per autentici italiani, per un business che vale 60 miliardi di euro, l’accusa è stata lanciata dalla Coldiretti in occasione del Salone del Gusto.
L’imperativo è difendere un’immagine faticosamente costruita nel tempo dagli agricoltori italiani.
“Le esportazioni agroalimentari potrebbero addirittura triplicare” questo è stato l’annuncio di Sergio Marini, presidente della Coldiretti, nell’andare a spronare il governo ad incentivare gli sforzi nella lotta contro la contraffazione e la pirateria che “devono rappresentare per le istituzioni un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e generare occupazione.” Durante la manifestazione sono state esposte le imitazioni dei prodotti nostrani più grottesche ed improbabili, per un’esibizione tragicomica.
Secondo la Coldiretti, i pericoli derivanti dalla diffusione del falso sono i seguenti “Alla perdita di opportunità economiche ed occupazionali si somma il danno provocato all’immagine dei prodotti nostrani soprattutto nei mercati emergenti dove spesso il falso è più diffuso del vero e condiziona quindi negativamente le aspettative dei consumatori.” Per gli agricoltori italiani la soluzione del problema è possibile, basta estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari, agendo innanzitutto sia a un livello nazionale che europeo. Sarà infine auspicabile un accordo sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai falsi.
Combattere e sconfiggere la contraffazione del Made in Italy a livello internazionale non porterebbe benefici al solo settore agricolo italiano, ma costituirebbe altrettanto un’ottima risposta alla crisi economica per un Paese come il nostro che ha un urgente bisogno di sbocchi per la ricrescita.