Basteranno ancora due mesi per sapere se la scalata di Lactalis su Parmalat avrà avuto pieno successo, ma la società francese sembra avere tutte le carte in regola per arrivare sino in fondo. Lo dimostra anche il progetto industriale presentato per l’Opa da 3,4 miliardi di euro che lo scorso fine settimana è stato definitivamente approvato dalla Consob.
Nel piano si offre piena garanzia del fatto che non ci sarà nessuna riduzione del personale, ci saranno acquisizioni mirate e saranno operate alcune fusioni infragruppo. Il gruppo si riserva, come si legge nel testo, “di valutare l’opportunità di procedere, anche nei dodici mesi successivi alla data di pagamento, a fusioni tra società italiane facenti capo a lui e a Parmalat o altre operazioni straordinarie anche al fine di favorire lo sviluppo e o l’integrazione dei due gruppi”.
Un documento che domani dovrà essere esaminato dal consiglio d’amministrazione della Parmalat, oggi guidata da Enrico Bondi, che dovrà sostanzialmente decidere se consigliare o meno ai propri azionisti, grandi e piccoli, di accettare l’offerta messa sul piatto dall’azienda francese: 2,6 euro per ogni azione, 20 centesimi in meno di quello che hanno pagato per rilevare il 15,4% dai fondi esteri come Zenit, Skagen e McKenzie, operazione comunque sulla quale al momento sta indagando la Procura di Milano.
Un’inchiesta comunque che sembra preoccupare relativamente Lactalis, sicura di poter acquisire la maggioranza di Parmalat e diventare così sostanzialmente il primo produttore italiano in questo settore di mercato. L’azienda francese non è direttamente interessata dalle indagini tanto che le ha citate solo di passaggio. Ecco quindi pronti i 3,4 miliardi di euro che faranno praticamente raddoppiare l’indebitamento del gruppo, anche se è difficilmente ipotizzabile che tutte le azioni attualmente sul mercato possano essere acquisite.
Si attende anche di capire quali potrà essere il ruolo delle grandi banche italiane nell’operazione. Corrado Passera, Ceo di Banca Intesa, non sembra disponibile ad aprire un credito, mentre Federico Ghizzoni, alla guida di Unicredit ha lasciato ancora aperta la porta. Decisiva sarà quindi la credibilità di Lactalis nelle prossime settimane, con il governo italiano che vigila, soprattutto sul mantenimento dei posti di lavoro.