Arriva dall’Aduc la richiesta di immediato intervento a tutela dei risparmiatore che abbiano sottoscritto polizze index con Poste Italiane. Il rischio, secondo l’associazione Consumatori, sarebbe quello che vengano bruciati 400 milioni di 70 mila risparmiatori.
Il caso
Secondo l’Aduc nel 2002 le Poste avrebbero iniziato a progettare e vendere prodotti finanziari “creativi” zeppi di strumenti derivati, i così detti contratti assicurativi “Index-linked” la cui componente obbligazionaria era costituita non da semplici obbligazioni, bensi’ da cartolarizzazioni (tecnicamente da cdo sintetici) e precisamente dai seguenti prodotti:
- Classe 3A Valore Reale, collocata dal 07/01/2002 al 09/02/2002
- Ideale, collocata dal 18/03/2002 al 20/04/2002
- Raddoppio, collocata dal 03/06/2002 al 10/07/2002
- Raddoppio Premium, collocata dal 12/08/2002 al 21/09/2002
- Index Cup, collocata dal 21/10/2002 al 16/11/2002
Il problema riguarda la totale mancanza di trasparenza informativa su questi prodotti. Il primo titolo infatti venne chiamato 3A, “tripla A”, alludendo esplicitamente il massimo rating, cioè la massima sicurezza ed affidabilità. Al prodotto venne anche assegnata l’espressione “Valore Reale” poiche’ il titolo prometteva di restituire a scadenza almeno il valore dell’inflazione piu’ un rendimento aggiuntivo legato alla variazioni di indici finanziari di mercato.
Nella nota informativa si leggeva: “La classificazione minima imposta dall’ISVAP per questo tipologia di contratti e’ di A-. Il titolo Classe 3A valore reale index Linked ha attualmente un rating AAA di Fitch. Il rating “AAA” secondo Fitch, determina in assoluto il piu’ basso livello di rischio di credito. E’ assegnato solamente nei casi di capacita’ eccezionalmente elevata di solvibilita’ e si ritiene che anche eventi particolarmente avversi non lo possano influenzare negativamente. A titolo di esempio lo Stato Italiano ha attualmente rating AA-, secondo Fitch”.
Il rating “tripla A” emesso da Fitch era ad uso privato. Lo stesso Ken Gill, Responsabile CDO di Fitch Ratings, e’ rimasto sorpreso, nello scoprire due anni dopo, che Poste Italiane avevano strumentalizzato il loro rating in questo modo ed ha sottolineato che: “Siamo di fronte a titoli estremamente sofisticati. Che siano adeguati ad investitori retail e’ discutibile. Ma questo e’ responsabilita’ di chi li vende”.
Il crollo del sottostante
Dopo pochi mesi dal collocamento di questi titoli “tripla A” ad oltre 70 mila risparmiatori (secondo fonti interne delle Poste) iniziavano in primi problemi con il fallimento della WorldCom. Il declassamento dei prodotti coinvolti non venne però comunicato ai risparmiatori. Il tracollo della situazione finanziaria ha fatto il resto. Il titolo “Classe 3A Valore Reale” adesso vale circa la meta’ ed il titolo “Ideale”, cioe’ un terzo del valore iniziale.
Il “rattoppo” di Poste
Tra poco questi titoli (che avevano una scadenza di 10 anni) andranno in scadenza e, denuncia l’Aduc, le Poste stanno proponendo vergognose ristrutturazioni che hanno lo scopo di cercare di soffocare sul nascere l’enorme scandalo legato a questa vicenda.
L’appello alle istituzioni
Le Poste sono un’azienda di Stato (per la precisione per il 65% del Ministero dell’Economia e delle Finanze e per il 35% Cassa Depositi e Prestiti Spa. Quest’ultima e’ controllata con per il 70% dal Ministero delle dell’Economia e delle Finanze e per il resto da Fondazioni Bancarie): puo’ permettersi lo Stato di far andare in fumo oltre 400 milioni di euro di risparmi di piccoli e piccolissimi investitori (spesso pensionati) a causa di complessissimi strumenti finanziari sottoscritti non solo in maniera inconsapevole ma anche ingannevole?
Puo’ il Ministro Tremonti da una parte bacchettare le banche e dall’altra consentire ad un’azienda di Stato sotto il suo diretto controllo di applicare quegli stessi metodi?
Chiediamo che il Ministro Tremonti intervenga immediatamente affinche’ le Poste si facciano totalmente carico delle perdite derivanti da questi prodotti.
Ricordiamo che dall’ultimo bilancio pubblicato sul sito delle Poste, le stesse hanno conseguito un utile netto di 844 milioni di euro. Riteniamo come minimo doveroso che parte di questi utili (conseguiti in larga parte ingannando i risparmiatori con decine e decine di altri prodotti finanziari assurdi) vengano impiegati per sanare una situazione cosi’ grave, causata principalmente non dalla situazione del mercato finanziaria ma dalla sconsideratezza di chi ha progettato e venduto a decina di migliaia di piccoli risparmiatori questi prodotti finanziari assurdi.
Fonte: Soldiblog.it