Aspettavo questa notizia. Ed è arrivata. La raccolta differenziata in Italia è in crisi non (solo) perchè se ne fa poca, ma perchè a causa della crisi sono crollati i prezzi dei materiali destinati al recupero. Nessuno li vuole, riciclare non è più economicamente vantaggioso.
Aspettavo la notizia, dicevo: la raccolta differenziata è già in difficoltà in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Se non si ricavano guadagni dal riciclaggio, cosa bisogna fare di tutta la roba che buttiamo? Non penserete mica che io finisca per inneggiare alle discariche e agli inceneritori. Il problema dei rifiuti si risolve evitando di produrre rifiuti.
Le difficoltà in cui versa la raccolta differenziata in Italia si colgono da un comunicato stampa della Regione Toscana.
L’assessore all’Ambiente ha aperto un tavolo regionale (che brutta espressione!) con gli enti che si occupano di riciclaggio per cercare rimedi alla “generale difficoltà del sistema legata alla crisi dei consumi e al crollo dei costi delle materie prime”.
Dato che non si tratta solo di una questione locale, l’assessore vuole che la questione sia portata all’attenzione di un “tavolo nazionale”.
Ora in Toscana non ci sono problemi per riciclare il vetro e l’alluminio. Però il prezzo della plastica di recupero è crollato del 70%: e se incassi solo quattro soldi dalla vendita, come fai a pagare le operazioni di raccolta e trasporto?
La carta di recupero toscana veniva esportata, ma all’estero nessuno più la vuole. Al momento è “destinata a cartiere italiane”. Notate: destinata a cartiere italiane. Non si dice “venduta”.
Messo ancora peggio, sempre in Toscana, il recupero del legno: è “in netta difficoltà”.
Allora, dicevo, cosa bisogna fare? Buttare tutto in discarica o nell’inceneritore? No. Secondo me il problema dei rifiuti si risolve semplicemente non producendo rifiuti.
Quando acquistiamo un flacone di detersivo, paghiamo sia il contenuto (l’unica cosa che serve) sia il contenitore. E poi paghiamo di nuovo la bolletta dei rifiuti perchè qualcuno ci porti via da casa quello stesso contenitore.
Ci avete mai pensato? E’ un’autentica follia. Per fortuna che ci sono il vuoto a rendere e i prodotti alla spina.
Temo però che i prodotti alla spina non piacciano ai piani alti dei palazzi di governo. Lì, mi pare, si persegue il concetto che tutto fa Pil, e che le imprese possono guadagnare due volte producendo i contenitori inutili: prima vendendoli ai consumatori con qualcosa dentro, e poi facendosi pagare dai consumatori per portarli via quando sono vuoti. Ma questo è un altro paio di maniche.
Contenitori, confezioni e imballaggi assortiti probabilmente non sono del tutto eliminabili. In larga parte sì, però: e cominciamo ad arrivare fin lì. Ne trarranno beneficio sia l’ambiente sia le nostre tasche.
I pochi rifiuti che non si può fare a meno di produrre, quelli sì che, secondo me, devono andare alla raccolta differenziata e al riciclaggio.
Non importa se dal punto di vista economico è più conveniente seppellirli da qualche parte o addirittura bruciarli (e in questo caso la convenienza, per chi gestisce gli inceneritori, sta nei famosi Cip6): tutto ciò che, non più utilizzato, viene avviato ad una nuova vita non impoverisce le risorse del pianeta.
Se ricicli carta e cartone, non tagli alberi. Se riusi le lattine, non estrai altro metallo dalle miniere, che non ne possono certo fornire una quantità infinita. L’ho già detto: la questione secondo me va posta così.
Il comunicato stampa della Regione Toscana: crollati i prezzi dei materiali di recupero, raccolta differenziata in crisi
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Fonte: Blogeko.libero.it