Il leader del centro-destra, Silvio Berlusconi, giudica “ipocrita” il dibattito a sinistra sull’amnistia, perché confida in privato ai suoi che tutti sanno che non ci sarebbero i numeri in questa legislatura per fare passare un provvedimento di questo tipo. L’amnistia, infatti, passerebbe solo con il voto favorevole di almeno i due terzi di ciascuna Camera e dopo il no di Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, oltre ai distinguo interni a PD e PDL, la misura sarebbe fortemente a rischio. In ogni caso, spiega il Cavaliere, la sua decadenza tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre rappresenterà il vero sparti-acque nella vita di questa legislatura e della maggioranza, perché difficilmente potrebbe restare in compagnia dei suoi carnefici.
Così si è espresso Berlusconi, che ieri ha voluto incontrare ad Arcore Paolo Romani, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri. L’ex premier si è mostrato infastidito anche dalle diatribe interne al PDL, esplose da quando il partito è stato costretto dal segretario Angelino Alfano e i suoi uomini a inseguire la strada della fiducia al governo Letta.
E’ intenzione di Berlusconi di tenere massimamente unito il partito in questa fase, che sarà caratterizzata nelle prossime settimane da nuove turbolenze sulla sua decadenza e dalla possibile carica della magistratura, che potrebbe arrivare ad arrestarlo nel caso in cui non fosse più senatore, ma ridiventerebbe un privato cittadino.
Ieri, intanto, la “colomba” Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme, ha aperto a un provvedimento di amnistia che vada incontro anche alle esigenze di tutela della persona di Silvio Berlusconi. Una linea respinta a sinistra, alle prese con il no dei renziani all’amnistia.