Gli 80 euro alle neo mamme che partoriranno nel 2015, per un totale di 500 milioni di euro annui? Ora sono un bonus annunciato dal premier Matteo Renzi, ma in realtà un aiuto economico di questo genere esiste già.
Nel 2006 il governo Berlusconi introdusse un bonus una tantum da 1000 euro, invece adesso il sussidio sarà riservato a tutti coloro che non superino un reddito annuo lordo di 90mila euro
Il provvedimento dovrebbe essere rivolto ai figli di tutti i residenti, anche se privi della cittadinanza italiana anche se in realtà per le neo mamme è già in vigore il sostegno avviato nel 2012 con la riforma Fornero: un bonus da 300 euro al mese per un massimo di 6 mesi nell’arco degli 11 mesi successivi al periodo di congedo obbligatorio. Non sembra un caso che la cifra sia la stessa da qualche mese in busta paga di chi ha uno stipendio inferiore ai 1.500 euro, ma i due bonus pare possano essere compatibili tanto che potranno essere accumulati. Resta però da capire come verrà trovata la copertura finanziaria a questo tipo di sostegno alle famiglie.
Ma nel resto del mondo come funziona? In Francia per l’arrivo di un figlio in famiglie con redditi tra 35mila (per un figlio) e 62 mila euro (per tre figli), è prevista una tantum di 923,08 euro versati al settimo mese di gravidanza, a cui seguono 184,62 euro al mese fino ai tre anni del bambino. In più vengono pagati i contributi per le spese di baby sitter a domicilio Per i bambini fino ai tre anni il bonus va da 460,93 euro al mese a 174,35 euro al mese, per i bambini da tre a sei anni la cifra è tra 230,46 euro e 87,18 euro al mese ed è previsto anche un reddito solidarietà che sostiene le ragazze madri single sotto i 25 anni, oppure i genitori single o coppie con redditi molto bassi.
Sussidi anche in Gran Bretagna, fino al 16° anno di età del figlio, sempre che uno dei due genitori non guadagni più di 63 mila euro l’anno. In Germania invece tutti i cittadini dell’Unione Europea residenti hanno diritto a un aiuto pari a 184 euro mensili per ciascuno dei primi due figli, 190 euro per il terzo e quarto e 215 euro per ciascun bambino oltre il quinto e viene riconosciuto ai genitori almeno fino al diciottesimo anno d’età dei figli, ma è prolungato fino ai 22 anni in caso di disoccupazione e fino a 25 anni qualora i ragazzi fossero impegnati nello studio o nella formazione professionale.